CAMAIORE
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Pietro e Agata si incontrano su Tinder, si incrociano e si amano. Così come si incrociano e si intersecano le loro vite, in una relazione che cresce e deperisce alla stessa maniera di quel basilico che li osserva e li rispecchia. E che dà il titolo, "Basilico & altri rimedi", al primo spettacolo inedito che Valentina Luporini, al fianco dell’attore Cristiano Arsì, presenterà il 29 novembre sul palco del Teatro dell’Olivo.
Valentina, com’è nato “Basilico & altri rimedi“?
"È iniziato tutto durante il lockdown, quando io e Duccio Nobili, con cui ho scritto il testo, abitavamo insieme. È stato un disastro emozionale e abbiamo pensato di scrivere lo spettacolo. All’epoca facevo ricerca alla Normale in Filosofia e non mi ero mai approcciata ai testi teatrali, nonostante mio padre e la mia immersione costante nel teatro. Poi, in Svizzera, ho deciso di fare teatro e ho ripreso quel testo, e con due persone della mia compagnia, Rose Marie Gatta, alla regia dello spettacolo, e Ciro Ceresa, lo abbiamo riscritto in maniera più snella e con spunti metateatrali".
È uno spettacolo sull’amore e le relazioni.
"Uno spettacolo sulla relazione di coppia: l’incontro su Tinder fra due sconosciuti che diventa una storia d’amore. È anche uno sviscerare le relazioni, fatte di non detti, con lo spazio scenico che viene ridotto e la scenografia snella di una sola valigia. E lì, i vissuti dei personaggi e gli oggetti di scena scambiati dai personaggi, che rappresentano sempre qualcosa della storia".
Che tipo di oggetti sono?
"Oggetto comuni, come lenzuola, giacche e oggetti privati, simbolici di una vita che, soprattutto lei, sta cercando di nascondere. E che vengono utilizzati per creare uno spessore narrativo e metateatrale".
In che maniera?
"I due personaggi dialogano in maniera realistica, come tutti i giorni, ma ci sono momenti in cui iniziamo a parlare con interlocutori immaginari, in una sorta di ritmo teatrale, come se fossimo in due dimensioni diverse".
E poi c’è il basilico...
"Quando vanno a vivere insieme, Pietro e Agata comprano una pianta di basilico, che nutrono e con cui parlano. Ed essa attraversa le fasi della relazione tra i due: lui, più ingenuo, che gioca sempre, e lei, più sprezzante, più rigida e cinica. E, nel frattempo, la pianta di basilico cresce, ci fanno il pesto, deperisce, e nasconde elementi, soprattutto in lei, importanti, che fanno esplodere le dinamiche".
La pianta come specchio della relazione?
"È l’incarnazione della relazione in forma passiva. Può essere rigogliosa o secca ed è una metafora della cura: se non si curano le relazioni, se non si annaffiano, poi muoiono".
Quanto c’è di Gaber-Luporini nel suo teatro?
"Sento di avere tanto di Sandro nella scrittura ma è anche diversa. “Il caso di Alessandra e Maria“, ad esempio, in qualche modo assomiglia a “Basilico & altri rimedi“, ma è anche molto diverso. C’è quel repertorio, ma anche la riappropriazione. Puoi iniziare a produrre solo quando ti sei emancipata dal punto di vista artistico: quando ho sentito che avrei potuto avere autonomia, inconsciamente ho cominciato a scrivere".