GAIA PARRINI
Cronaca

I non detti e gli schemi dell’amore. In scena “Basilico & altri rimedi“, l’opera inedita di Valentina Luporini

Lo spettacolo scritto con Duccio Nobili sarà presentato al Teatro dell’Olivo venerdì 29 novembre "È uno sviscerare una relazione, con la pianta che attraversa le sue fasi ed è metafora del prendersi cura".

I non detti e gli schemi dell’amore. In scena “Basilico & altri rimedi“, l’opera inedita di Valentina Luporini

L’attrice poliedrica Valentina Luporini sul palco

CAMAIORE

di

Pietro e Agata si incontrano su Tinder, si incrociano e si amano. Così come si incrociano e si intersecano le loro vite, in una relazione che cresce e deperisce alla stessa maniera di quel basilico che li osserva e li rispecchia. E che dà il titolo, "Basilico & altri rimedi", al primo spettacolo inedito che Valentina Luporini, al fianco dell’attore Cristiano Arsì, presenterà il 29 novembre sul palco del Teatro dell’Olivo.

Valentina, com’è nato “Basilico & altri rimedi“?

"È iniziato tutto durante il lockdown, quando io e Duccio Nobili, con cui ho scritto il testo, abitavamo insieme. È stato un disastro emozionale e abbiamo pensato di scrivere lo spettacolo. All’epoca facevo ricerca alla Normale in Filosofia e non mi ero mai approcciata ai testi teatrali, nonostante mio padre e la mia immersione costante nel teatro. Poi, in Svizzera, ho deciso di fare teatro e ho ripreso quel testo, e con due persone della mia compagnia, Rose Marie Gatta, alla regia dello spettacolo, e Ciro Ceresa, lo abbiamo riscritto in maniera più snella e con spunti metateatrali".

È uno spettacolo sull’amore e le relazioni.

"Uno spettacolo sulla relazione di coppia: l’incontro su Tinder fra due sconosciuti che diventa una storia d’amore. È anche uno sviscerare le relazioni, fatte di non detti, con lo spazio scenico che viene ridotto e la scenografia snella di una sola valigia. E lì, i vissuti dei personaggi e gli oggetti di scena scambiati dai personaggi, che rappresentano sempre qualcosa della storia".

Che tipo di oggetti sono?

"Oggetto comuni, come lenzuola, giacche e oggetti privati, simbolici di una vita che, soprattutto lei, sta cercando di nascondere. E che vengono utilizzati per creare uno spessore narrativo e metateatrale".

In che maniera?

"I due personaggi dialogano in maniera realistica, come tutti i giorni, ma ci sono momenti in cui iniziamo a parlare con interlocutori immaginari, in una sorta di ritmo teatrale, come se fossimo in due dimensioni diverse".

E poi c’è il basilico...

"Quando vanno a vivere insieme, Pietro e Agata comprano una pianta di basilico, che nutrono e con cui parlano. Ed essa attraversa le fasi della relazione tra i due: lui, più ingenuo, che gioca sempre, e lei, più sprezzante, più rigida e cinica. E, nel frattempo, la pianta di basilico cresce, ci fanno il pesto, deperisce, e nasconde elementi, soprattutto in lei, importanti, che fanno esplodere le dinamiche".

La pianta come specchio della relazione?

"È l’incarnazione della relazione in forma passiva. Può essere rigogliosa o secca ed è una metafora della cura: se non si curano le relazioni, se non si annaffiano, poi muoiono".

Quanto c’è di Gaber-Luporini nel suo teatro?

"Sento di avere tanto di Sandro nella scrittura ma è anche diversa. “Il caso di Alessandra e Maria“, ad esempio, in qualche modo assomiglia a “Basilico & altri rimedi“, ma è anche molto diverso. C’è quel repertorio, ma anche la riappropriazione. Puoi iniziare a produrre solo quando ti sei emancipata dal punto di vista artistico: quando ho sentito che avrei potuto avere autonomia, inconsciamente ho cominciato a scrivere".