"Qui si piglia secca". Era il classico cartello che torreggiava in passsato davanti ai bar durante le feste rionali, e anche ai punti dimescita dei rioni stessi. Magari con vino e birre, non i superalcolici. Ma, un bicchiere dopo l’altro, la sbronza arriva lo stesso. E anche le foto dell’anno scorso mostrano ragazzi mascherati con bottiglie di birra: qualcuno, nonostante il divieto del vetro viga da anni, gliele deve aver vendute. Perché, da che Carnevale è Carnevale, i vigili urbani vietano tante cose e quelle stesse cose circolano a volontà. Governare la massa non è difficile, è inutile. O forse no.
"In realtà – racconta un esercente darsenotto – il divieto di servire alcolici esiste da tempo. Non potremmo nemmeno mettere la sambuca nei caffè, né fare cocktail, anche se il loro tasso alcolico finale è sotto i 21 gradi. Ma tanti, comunque, all’interno servono il caffè corretto: basta non farsi vedere. Invece c’è solo uno rimasto a fare musica fuori dal locale, musica house che col Carnevale non c’entra nulla. Io ho smesso, tra richieste al Comune e Siae costava troppo e non faceva aumentare le vendite. Ma in generale perché dovremmo rischiare vendendo super alcolici? Tanto, i ragazzi che vogliono stonarsi si portano le bottiglie dal supermercato, dove le pagano pochissimo". Vox populi, vox dei.
b.n.