I soccorritori e la cultura dell’aiuto: "Riceviamo più di quello che diamo"

Andrea Paci, Laura Donadio e Giulia Di Trani fanno parte delle associazioni di Viareggio e della Versilia "I momenti critici e di scoraggiamento ci sono, ma è grande anche la soddisfazione di salvare una persona".

I soccorritori e la cultura dell’aiuto: "Riceviamo più di quello che diamo"

Andrea Paci da 26 anni nel volontariato è anche istruttore Irc con corsi ad aziende, in esercito e finanza

di Gaia Parrini

È stato il fascino dell’ambulanza che, di corsa, con a bordo il medico, usciva dalle sale della Misericordia mentre lui, all’epoca sedicenne, giocava a biliardino con gli amici. È stato il desiderio di coronare il sogno che nel cassetto aveva riposto sin da bambina, e la curiosità di spingersi oltre. Oltre i propri limiti, e oltre il proprio sguardo, tendendo quello sguardo e donando il proprio tempo a chi, di questo tempo, ne ha spesso uno spasmodico bisogno. Così come hanno fatto Andrea Paci, da 26 anni nel mondo del volontariato, ora infermiere Croce Rossa, Laura Donadio, volontaria della Croce Verde da nove anni e Giulia Di Trani, volontaria della Misericordia di Lido. In un tempo, quello del volontariato, visto, sì, spesso come un dono fatto agli altri ma che "regala, invece, tanto a te stesso". Nonostante i momenti critici, le difficoltà, le responsabilità e la sofferenza che, ogni giorno, si trovano a dover affrontare. "Quello che ti torna indietro non è la sola soddisfazione personale, ma una centratura su sé stessi impagabile, perché le situazioni fuori dal comune e dall’ordinario che non ti aspetteresti, ti mettono alla prova - racconta Giulia Di Trani, prima soccoritrice della Misericordia ad aver guidato l’Alfa/India, mezzo promosso dall’Asl -. Per quanto certe volte sia difficile digerire e superare certe situazioni, quello che ti torna indietro è grande. Così come la fortuna di far parte di una squadra, affiatata, professionale e collaborativa".

Perché i volontari che, partendo dal corso base con lezioni su massaggio cardiaco, disostruzione delle vie aeree e l’utilizzo del dae, affiancati dal servizio civile e dalle moltissime attività che ruotano intorno al volontariato, fino ai corsi avanzati e al soccorso su ambulanze, portano con sé, a volte, il peso di una vita che non ce l’ha fatta e, a volte, la gioia di averne salvata una.

"La figura del volontario, inoltre, si è sicuramente professionalizzata e ha avuto maggiori responsabilità, perché se una volta il medico era sempre in ambulanza, ora ci sono i soccorritori, che si trovano a gestire da soli, di primo impatto, una situazione a cui normalmente non si è abituati - aggiunge Andrea Paci - Di momenti critici ce ne sono, ma così come le gioie, e i ringraziamenti di chi hai soccorso e dei loro parenti".

Con una forza di volontà, un altruismo, un desiderio di aiutare il prossimo, che supera spesso la fatica, i dolori e le paure. "Perché fa parte del gioco, quando decidi di intraprendere questa strada - dice Laura Donadio - Ma è l’essere partecipe, l’esserci per una persona, in una situazione critica, in cui puoi salvargli la vita, o semplicemente facendogli compagnia, come succede con le persone anziane e sole. Questo, ti gratifica e ti riempie il cuore".

Ed è quello che dovrebbe essere divulgato e compreso, un po’ di più, da una società che sembra aver perso per la via la cultura dell’aiuto, del soccorso al prossimo, all’altro, e al diverso. E cominciare a diffondere, di più, quello che, il volontariato, le associazioni e le persone che ne fanno parte, sono e offrono. "Che è, alla fine, più quello che riceviamo, di quello che si diamo".