I superyacht spingono il Pil. Un impatto da oltre 27 miliardi. Anche per il distretto viareggino

Presentato ieri a Milano uno studio targato Altagamma-Deloitte sullo stato di salute del comparto. Giovanna Vitelli (Azimut-Benetti): "Possiamo crescere ancora, ma servono scelte coraggiose".

I superyacht spingono il Pil. Un impatto da oltre 27 miliardi. Anche per il distretto viareggino

I superyacht spingono il Pil. Un impatto da oltre 27 miliardi. Anche per il distretto viareggino

È stato presentato ieri mattina, a Milano, lo studio Altagamma-Deloitte "La nautica da diporto in Italia", che inquadra l’impatto economico e occupazionale della nautica in Italia – Paese leader globale nella produzione di yacht sopra i 24 metri – considerando tanto la cantieristica, quanto il turismo nautico. L’analisi prende in considerazione sia le attività upstream della consegna dell’imbarcazione (costruzione di nuove unità, refit e manutenzione straordinaria), sia il downstream, ossia l’utilizzo successivo e i benefici generati dalla presenza lungo le coste.

I risultati sono stati illustrati da Giovanna Vitelli, vicepresidente di ’Altagamma per il settore Nautico’ e presidente di Azimut-Benetti e dal senior partner di Deloitte Tommaso Nastasi, alla presenza di Matteo Lunelli, presidente di Altagamma. "L’analisi mostra non solo la rilevanza dell’industria nautica italiana – sottolinea Vitelli – ma anche le potenzialità inespresse di un comparto con notevoli margini di crescita. Nonostante l’Italia sia leader mondiale nella costruzione di superyacht, solo il 6 per cento di questi batte bandiera italiana. Ciò inibisce l’effetto benefico che i superyacht sono in grado di generale sul territorio. Per questo, è necessario intervenire per accrescere l’attrattività della bandiera italiana, del charter sulle nostre coste, assimilandone l’Iva all’attività alberghiera, nonché delle nostre marine, vere mete del turismo nautico".

Per inquadrare il settore con qualche numero, la nautica da diporto in Italia ha un impatto complessivo di circa 27,7 miliardi, con 157mila occupati, e attiva le filiere complementari del turismo e del Made in Italy con un effetto moltiplicatore economico di quasi 2,7 volte, e uno occupazionale implicito di 6,0. "La nautica da diporto è un settore strategico per l’Italia – rimarca Tommaso Nastasi di Deloitte Italy –, sia per il contributo economico che per lo spillover su altre filiere del Made in Italy e del turismo. Una maggiore valorizzazione della filiera dei servizi e del turismo nautico può generare ricadute importanti per l’economia italiana".

Entrando più nel dettaglio, la cantieristica nautica, che rappresenta il 50 per cento del portafoglio ordini globale di superyacht, si caratterizza per l’impiego di attività altamente professionali, con elevato know-how e competenze tecniche, che le hanno permesso di generare un impatto economico e occupazionale complessivo i circa 11,4 miliardi, coinvolgendo 54mila persone tra occupati diretti, indiretti e indotto.

Ancora più decisivo è il contributo del turismo nautico e delle flotte. L’Italia si è confermata una destinazione rilevante nel panorama internazionale sia d’inverno (principalmente per le eccellenze nel settore del refit) sia d’estate: l’impatto economico totale, generato per circa il 30 per cento dal valore della spesa turistica sul territorio, è di 16,3 miliardi, con un moltiplicatore economico di 2,7x e 103mila persone coinvolte sotto il profilo occupazionale. Sul lato delle ’criticità’, lo studio Altagamma-Deloitte segnala come solo il 30 per cento dei posti barca disponibili in Italia si trovi in marine attrezzate a ospitare yacht e superyacht: un maggiore sviluppo del turismo nautico non può che passare, dunque, da uno sviluppo delle strutture portuali.

La nautica di alta gamma – yacht sopra i 18 metri – è il segmento che registra il più rilevante effetto di ricaduta sul territorio: rappresenta il 65 per cento dell’impatto economico totale, con l’80 per cento del valore della cantieristica. Inoltre, nonostante la flotta corrisponda solo al 2 per cento del totale, in termini di downstream genera il 55 per cento del valore derivante dall’utilizzo delle imbarcazioni. Un dato chiave: la spesa sul territorio di un grande yacht è superiore di 26 volte rispetto alla media. Un solo grande yacht immatricolato in Italia, con equipaggio italiano e sulle coste italiane per almeno 10 settimane, genera un contributo annuale complessivo di circa 1,6 milioni a barca.

Come potenziare, dunque, un settore che continua ad avere grandi opportunità di crescita? Le riflessioni presentate dalla presidente di Azimut-Benetti Giovanna Vitelli si articolano in tre direzioni: in primis, assimilare in tema di aliquote Iva il noleggio e il charter nautico ai parametri del settore turistico-alberghiero; in secondo luogo, adeguare le procedure e le normative della bandiera italiana a quelle di altri registri internazionali, al fine di aumentarne l’attrattività; terzo, semplificare le procedure burocratiche relative, ad esempio, ai controlli sui diportisti o all’arruolamento per le unità da diporto.

DanMan