
Una delle particolarità storiche di Viareggio è quella di avere un quartiere cittadino denominato “Ex Campo d’aviazione”, caso molto raro, forse unico in Italia. L’origine di quella striscia di terra in mezzo ai campi risale a cento anni fa. Ne parliamo con il tenente colonnello, in congedo, Antonio Lucchesi, oggi presidente dell’Associazione Arma Aeronautica:. “Quel toponimo mi incuriosì, fin da quando frequentavo il liceo Barsanti e Matteucci, più di cinquant’anni fa. Ebbi poi modo di conoscere l’opera di Adolfo Massei, un giovane pilota di Capezzano che nel 1921 volle realizzare, con l’aiuto di Enrico Benassi, Alberto Chiericoni e Manlio Caprili, una striscia di terra battuta che partiva dalla fabbrica Fervet e andava verso Torre del Lago. Lì atterravano e decollavano i piccoli aerei dei pochi piloti operanti in Italia. Ma fu un’avventura che durò poco tempo. Massei, vero pioniere italiano del volo mai sufficientemente valorizzato, fu istruttore dei famosi aviatori Arturo Ferrarin, Carlo Del Prete e Mario De Bernardi e di centinaia di altri giovani, ed ebbe al suo attivo 6.500 voli. Compì, cento anni fa, nel 1920, il raid senza scalo Roma-Costantinopoli, oggi Istanbul, su un Ansaldo 5, impresa che ebbe risonanza mondiale. Cadde e morì nel lago Trasimeno cinque anni dopo.” “Il Campo d’aviazione ebbe pochissimo sviluppo – prosegue Lucchesi – anche se il progetto voluto poi dalla Compagnia Nazionale Aeronautica di Roma per lo sviluppo della nascente aviazione civile, era di circa 90.000 metri quadrati. Si cercava di insediare in località turistiche dei campi d’aviazione per avvicinare quante più persone all’esperienza del volo. Viareggio venne infatti subito dopo di Roma, Torino, Bologna, Padova e Mestre. Partì con la linea Viareggio-Montecatini-Viareggio con scali a richiesta dei passeggeri, poi tratte per Roma e Napoli su velivoli biposto, e in estate i sorvoli su Viareggio e dintorni.
Nonostante le premesse, pesò il fatto della mancanza di strutture adeguate per il ricovero dei mezzi e soprattutto gli alti costi gestionali. Dopo pochi anni quei campi furono destinati all’edilizia. In Italia, cento anni fa, e negli anni successivi, era tutto un fiorire di campi d’aviazione, anche appena abbozzati come quello di Viareggio. Quei temerari piloti li usavano, talvolta, per tornare a casa prima possibile. E a noi aviatori fa molto piacere comunque che a Viareggio sia rimasta una denominazione, significativa per un quartiere cittadino“.
Ma tutta la Versilia in passato è stata testimone di avventurose iniziative legate al volo. Il 28 agosto 1910 fu inaugurato il “pallone aerostatico frenato”. Si trattava di una mongolfiera assicurata a un cavo metallico ancorato a terra e con un cestello di una capienza di sei persone più il pilota. Arrivava a destinazione, partendo dalla Grotta dell’Onda, sopra Candalla, fino all’ Alto Matanna, ad oltre 1.000 metri sul livello del mare. Fu distrutta da una tempesta invernale e mai più riattivata. Al Cinquale l’aeroporto fu costruito nel 1912 e tre anni dopo era operativo durante la prima guerra mondiale quale base per la Sipe, azienda che produceva munzionamento ed esplosivi. L’aeroporto divenne anche una scuola piloti. Fu dotato di hangar per il recupero degli aerei danneggiati, nel secondo conflitto, e successivamente ebbe sviluppo quale base per il turismo aereo, per elisoccorso e antincendio, fino ad oggi.
Un altro piccolo campo di volo è a Pioppogatto, riservato ai velivoli ultraleggeri. Torre del Lago Puccini fu famosa come base degli idrovolanti militari e nel 1931 il lago vide arrivare numerosi aerei per celebrare un raduno nazionale. Dal ‘32 al ‘35 l’allora regia Aeronautica vi dispiegò i giganteschi Dornier Do X, macchine usate solo per propaganda e poi demolite a La Spezia. Nel corso della seconda guerra mondiale, il lago fu usato dagli idro della ricognizione marittima: la 140ª squadriglia con 3 CZ 501 e 2 CZ 506 e la 145ª squadriglia con 5 Fiat RS 1, fino all’armistizio. E dopo non vi fu più attività di idrovoli. In Versilia invece non c’è mai stata invece una base riservata esclusivamente agli elicotteri.
Walter Strata