VIAREGGIO
Un grido di allarme, un appello chiaro, forte e diffuso, quello che ieri, da Piazza Mazzini, su iniziativa dell’associazione nazionale D.i.re, Donne in rete contro la violenza, si è alzato, così come in molte altre città italiane, per denunciare le violenze quotidiane che le donne, spesso in silenzio, subiscono.
E per condannare l’indifferenza e il distacco di molti e le promesse non mantenute o inascoltate delle istituzioni, con un messaggio invece duro, capace di spezzare e rompere quel silenzio, con i nomi e cognomi recitati, raccontati e gridati di tutte quelle uccise dal compagno, dall’ex, o da un amico, da parte della Bottega del Teatro che, con una coreografia in cui a risuonare, aleggiare nell’aria, rimangono ancora quei nomi, ha curato il flashmob organizzato dalla Casa delle Donne.
In una commozione, e rabbia generale, che ha coinvolto le donne, e gli uomini, che, come molti altri, hanno deciso di scendere in piazza, per lanciare un messaggio, sociale, e in primis politico, di rifiuto e diniego verso qualsiasi tipo di violenza e femminicidio.
"Perché le donne non possono morire in questo modo - ha gridato, emozionata, Ersilia Raffaelli, presidente della Casa delle donne e consigliera dell’associazione D.i.re - Bisogna dare una risposta, gridare il nostro “no“ e la nostra rabbia, per una necessità di rivoluzione che rispetti il soggetto femminile. Per tutte quelle donne, ancora qui, che possono essere le nostre figlie, sorelle. E per far sentire che non sono sole, e che, dalla violenza, si può uscire".