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Il decreto-infrazioni ora è legge. I balneari: "Così si distrugge il settore"

Il testo è passato anche in Senato. Daddio: "Non si tiene conto delle specificità della costa apuo-versiliese"

Il decreto-infrazioni ora è legge. I balneari: "Così si distrugge il settore"

Il turismo balneare è un comparto importante per l’economia versiliese oltre a rappresentare un punto fermo della storia e della tradizione locale

di Daniele Mannocchi

VERSILIA

La questione ancora aperta della Bolkestein è come la novella dello stento. Solo che, in questo caso, non si parla di un giochetto innocuo per innervosire i bambini, ma di una storia infinita che ha per protagonisti, soltanto in Versilia, centinaia di operatori, migliaia di lavoratori e il futuro di un bene pubblico come le spiagge. Due giorni fa, il Senato ha confermato il voto della Camera sul decreto salva-infrazioni, che ha rimescolato ancora una volta le carte in tavola. Ne parliamo con il presidente del balneari di Lido di Camaiore Marco Daddio.

Daddio, un altro capitolo della saga. La sua categoria come accoglie il provvedimento?

"Era un dato tendenzialmente già assodato. Sinceramente, l’esito della votazione non è spaventoso. Semmai, quel che desta perplessità è come siamo arrivati alla votazione".

Cioè?

"Ci siamo arrivati in un contesto di promesse di un certo tipo, ma soprattutto con la consapevolezza che si tratta di una legge fatta male".

Può spiegare questo punto?

"Il provvedimento è stato scritto partendo da un dato di fatto sbagliato, e cioè che le spiagge siano uguali in tutta Italia. Nella legge, non si tiene minimamente conto della tipicità del contesto versiliese. Per la norma approvata due giorni fa, il nostro litorale è come quello di Sorrento, senza alcuna considerazione degli investimenti fatti, che qui sono completamente diversi rispetto al resto della penisola. Il voto del Senato ci lascia supini di fronte a una norma fatta in questo modo per mancanza di conoscenza del territorio... o forse per troppa conoscenza del territorio".

La scadenza delle concessioni slitta comunque a giugno 2027.

"Salvo che i Comuni non decidano di procedere non appena gli attuativi della legge saranno pronti, quindi a marzo".

In pratica, si scarica la responsabilità sui singoli Comuni?

"Credo che la politica dei singoli Comuni sarà di natura conservativa; non penso abbiano voglia di mandare a casa gli attuali concessionari a vantaggio di altri, considerando anche gli ottimi legami che si sono sempre instaurati con le nostre associazioni. Mandando in porto le aste, si sgretola un sistema che funziona. E se è molto facile per la legge, meno facile è per i Comuni, che si troveranno in mano un cerino che non avrebbero voluto".

Parliamo degli indennizzi, che saranno calcolati sugli investimenti sostenuti negli ultimi cinque anni.

"E quindi su un volume di investimenti pressoché inesistente, visto che c’è stato pure il Covìd. Ma torno al punto di partenza: è il principio della norma che è sbagliato. Si può paragonare una concessione della costa apuo-versiliese a una della costa amalfitana o del litorale di Mondello? Mai. Qui c’è un sistema unico e riconosciuto che si andrebbe a distruggere".

La maggioranza però non è compatta su questo tema. Spiragli?

"Non credo che il governo torni indietro su questo argomento. Non hanno né la voglia, né la forza, né le potenzialità per modificare questa legge. Ci sarà un’infinità di ricorsi che imballeranno ancora di più tutto il sistema, oltre a una serie enorme di problemi correlati".

È dura lavorare così...

"Io ho 19 dipendenti di cui quattro a tempo indeterminato. Gli investimenti che ho fatto sono stati tutti autorizzati dal Comune che ha incassato gli oneri di urbanizzazione. La gente ce l’ha con i balneari, ma quel che abbiamo fatto è sempre stato nel rispetto delle norme. Non è giusto essere trattati così".