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Il delitto del pediatra. La Cassazione annulla la sentenza d’appello. Condanna sospesa

Stefano Castellari è accusato di aver ucciso in casa il padre 79enne. In primo grado venne prosciolto per una totale infermità di mente. I suoi avvocati sostengono però la tesi dell’eccesso di legittima difesa.

Il delitto del pediatra. La Cassazione annulla la sentenza d’appello. Condanna sospesa

Dovrà ripartire dall’Appello il processo a carico di Stefano Castellari, accusato dell’omicidio del padre Roberto avvenuto il 29 aprile del 2019 nella propria abitazione in via De Sortis al Varignano. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha di fatto cancellato la condanna di 13 anni contro cui avevano fatto ricorso i legali dell’imputato, avvocati Luigi Velani e Sandro Guerra. Il motivo dell’annullamento della sentenza si saprà solo quando saranno pubblicate le motivazioni. Ma sta di fatto che gli atti del processo tornano al Palazzo di Giustizia di Firenze dove dovrà essere istruito un nuovo procedimento.

La vicenda, oltre che dolorosa – stiamo parlando della morte del padre nel corso di una violenta lite casalinga con il figlio – è anche abbastanza complessa. Roberto Castellari era un pediatra molto conosciuto. Aveva 79 anni quando morì nella sua abitazione. Il figlio Stefano venne immediatamente arrestato con l’accusa di omicidio volontario, tesi che la Procura di Lucca ha sempre portato avanti sostenendo che il figlio avesse usato un cuscino per soffocare il padre. Tesi invece confutata dai legali dell’imputato per i quali in quella casa le cose andarono diversamente. "Fu il padre – spiega l’avvocato Velani – ad aggredire il figlio scagliandogli contro una pietra ornamentale e colpendolo sulla fronte. Poi ne seguì una colluttazione, ma il nostro assistito non usò mai il cuscino per soffocare il padre. L’anziano pediatra è morto per asfissia, ma l’autopsia ha rilevato che la causa non fu il cuscino, ma la fratture di 12 costole". Per questo la linea della difesa è stata fin dall’inizio quella dell’eccesso colposo di legittima difesa.

E su queste basi si andò al processo. In primo grado Stefano Castellari che oggi ha 51 anni, venne prosciolto perché gli fu riconosciuto un vizio totale di mente. In sentenza non gli venne neanche riconosciuto lo stato di pericolosità sociale e per questo venne rimesso in libertà subito dopo la lettura del dispositivo. Contro questa sentenza fecero ricorso in appello sia la Procura che puntava a chiedere 16 anni di carcere per omicidio volontario, sia la difesa che continuava a credere nell’eccesso colposo di legittima difesa.

La Corte d’appello di Firenze accolse in parte la tesi dell’accusa. A Stefano Castellari fu riconosciuto solo un vizio parziale di mente e venne condannato a 13 anni. Venne disposta anche la libertà vigilata in attesa che la sentenza passasse in giudicato. Ovviamente contro la sentenza di Appello hanno fatto ricorso gli avvocati Velani e Guerra sempre più convinti che il reato vada derubricato da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa.

Insomma ritorniamo quasi al punto di partenza, alla situazione successiva al primo grado quando Stefano Castellari venne prosciolto per incapacità di intendere e volere. Bisogna attendere però le motivazioni per capire se la Cassazione ha cancellato la sentenza di appello perché ritenga l’imputato totalmente infermo di mente, oppure perché ritenga che in effetti sia sia solo difeso dall’aggressione del padre.

Paolo Di Grazia