Massarosa, 10 ottobre 2023 – L’ultima festa della Fratres di Massarosa ha avuto un protagonista d’eccezione. Maurizio del Bucchia, ad appena 53 anni, ha infranto il record nazionale di donazioni registrate in ambito Fratres. Sono ben 333 le volte in cui Del Bucchia si è seduto sulla poltrona dei donatori. A conti fatti, ha ceduto addirittura 201.910 centimetri cubi di sangue, o plasma, o piastrine. E per questo è stato (giustamente) celebrato nell’ambito della ricorrenza del gruppo dei donatori massarosesi.
Del Bucchia, 333 donazioni sono un numero impressionante. Com’è iniziata questa avventura?
"Avevo 22 anni e ho iniziato per caso. Avevo un amico, Dario, malato di leucemia. Volevo aiutarlo e feci le analisi per donargli il midollo osseo. Non pensavo di poter donare il sangue perché in precedenza mi ero ammalato di epatite A. Durante gli esami, però, mi hanno detto che con la guarigione potevo tornare a dare il sangue. E così sono diventato donatore: volevo aiutare un amico, che poi purtroppo non ce l’ha fatta".
Trecento e passa donazioni: significa che lei dà tutto.
"Sì. Faccio anche il plasma e le piastrine. Quando posso, vado ogni 14 giorni. Ma non sempre mi è possibile: a volte vado una volta al mese, oppure se di mezzo ci sono delle vacanze mi tocca saltare. Quando sono stato in Guatemala ho dovuto fare sei mesi di stop. Rispetto a una volta, hanno reso le normative per la donazione molto più stringenti. Magari avresti la volontà ma le regole non te lo permettono. Prima, ad esempio, anche se eri stato in un posto ’a rischio’ potevi donare il plasma a uso medicinale. Con i tatuaggi bastava uno stop di un mese o due. Ora serve uno stile di vita davvero irreprensibile".
Una persona con il suo livello di donazioni è un esempio. Hanno mai pensato di coinvolgerla nella sensibilizzazione?
"Sì. Mi sono trovato a fare campagna sui treni e cerco di sensibilizzazione ogni volta che posso. Avevo proposto di fare delle campagne nelle scuole, ma col lavoro io non riuscirei".
E che risposte ha avuto?
"Purtroppo ho avuto difficoltà ad approcciare i giovani. Non si trova corrispondenza quando si cerca di coinvolgerli, vivono in una sorta di apatia. Reagiscono solo quando si trovano nello stato di bisogno. E in tanti non riescono a rinunciare a un certo stile di vita. A me non manca niente, mi diverto nella vita, anche se ho dovuto mantenere uno stile sano".
Sente mai la responsabilità?
"Sento di dover dare l’esempio, ma non mi pesa: donare mi ha portato a adottare uno stile di vita sano. Oggi, invece, tanti ragazzi vengono respinti al momento della donazione proprio per lo stile di vita. C’è troppo egoismo in giro".
DanMan