
Il grande cuore di Giorgio Lombardi
"Non è niente, non è niente", disse con tono rassicurante, quando chi gli stava vicino sul pullman di tifosi al rientro dalla trasferta vittoriosa di Sestri Levante (era il 20 ottobre 1996), notò una smorfia di dolore sul suo volto. Giorgio Lombardi era così, tendeva a rassicurare. Però quel malore non era passeggero. Era la spia di quel che sarebbe accaduto più tardi, a casa: un infarto lo strappò all’amore della sua famiglia e alla stima di Viareggio. Stima che ancora oggi continua a essere conservata come esempio virtuoso da seguire. Perché Giorgio Lombardi non era solo il titolare dell’omonimo ristorante - nato l’11 giugno 1948 in via Matteotti, non nella sede attuale - ma una persona che quando c’era bisogno di fare qualcosa per la città si metteva le mani in tasca. Passava all’azione per sostenere le buone cause, il mondo del volontariato, dare una mano a chi faceva fatica a sbarcare il lunario. "Basta che non mi ringraziate pubblicamente", aggiungeva perché Il suo carattere era venato di quella generosità di cuore che fa parte del dna di molte famiglie viareggine.
E pensare che prima di diventare un solido punto di riferimento della ristorazione locale, Giorgio aveva fatto il falegname: il locale messo in piedi dal padre Guido però aveva ingranato e valeva la pena seguire quel solco: detto e fatto, così “Giorgio” (il ristorante) ha finito per diventare anche un cenacolo dove si davano appuntamento le menti viareggine più effervescenti, gente che ha fatto la cultura italiana, da Cesare Garboli a Mario Tobino. Mario Marcucci; personaggi del mondo della politica, oppure dirigenti sportivi che lavoravano per il bene di Viareggio. Più tutto il resto.
Non è leggenda ma storia che il meeting internazionale di atletica leggera - per vent’anni schermo televisivo del vecchio stadio dei Pini - sia sbocciato proprio in una tavolata a più voci, fra queste il presidente della Fidal, Primo Nebiolo eil suo vice Giuliano Tosi, l’indimenticabile Paolo Barsacchi e il presidente del Cgc Viareggio, Torquato Bresciani, con la benedizione di Giorgio Lombardi, nella doppia veste di mediatore-smussatore di angoli e anfitrione. E non è un caso che un allenatore di calcio che va molto per la maggiore - con un trascorso da giocatore nel Viareggio - considerasse Giorgio quasi come un secondo padre: a lungo, dopo la sua scomparsa, ad ogni anniversario sulla tomba c’era un mazzo di fiori con la sua dedica. Firmata Luciano Spalletti.