Il grido dei balneari: "Non ci rassegniamo. Serve un’alleanza forte con Comuni e Regioni"

Il presidente nazionale Capacchione fortemente critico con il governo e il “Decreto Infrazioni“ "Nei territori sono più concreti. La classe politica nazionale ha perso il contatto con la realtà".

Il grido dei balneari: "Non ci rassegniamo. Serve un’alleanza forte con Comuni e Regioni"

Il presidente nazionale Capacchione fortemente critico con il governo e il “Decreto Infrazioni“ "Nei territori sono più concreti. La classe politica nazionale ha perso il contatto con la realtà".

FORTE DEI MARMI

Nella prossima (e forse decisiva) battaglia per le aziende balneari, gli operatori versiliesi non saranno soli. Anzi. Ieri, all’assemblea del Sib a Villa Bertelli, i referenti regionali e nazionali del sindacato hanno ribadito la loro volontà di lottare "fino alle barricate". Ad incendiare la platea, col suo timbro di voce da oratore, è stato il presidente nazionale Antonio Capacchione. "Il pericolo maggiore, per noi, non è la ‘legge Meloni’ – ha esordito –, il pericolo maggiore è la rassegnazione, è il pensare che ormai sia stata scritta la parola ‘fine’ su questa vicenda e sulle nostre aziende. Ecco il perché delle assemblee che stiamo facendo in tutta Italia: devono essere un momento di informazione, perché si stanno dicendo molte cose false e sbagliate, e un momento di mobilitazione e di contatto con chi ci è più vicino. Penso in particolare ai comuni e alle regioni, che da 25 anni esercitano le loro funzioni e dunque sanno di cosa stiamo parlando, a differenza della classe politica nazionale che ormai ha perso il contatto con la realtà. Questa dev’essere l’occasione per un’alleanza tra noi, i comuni e le regioni con l’obiettivo di contrastare questa legge. Il governo ha commesso un errore, prima di tutto di metodo, ed è quello di non aver interloquito con la nostra categoria e gli enti locali".

"Il ‘Decreto infrazioni’ non applica correttamente la direttiva Bolkestein – ha argomentato Capacchione – perché ‘più concorrenza’ non significa togliere l’azienda a me: significa creare nuove aziende. Siamo stati impegnati un anno e mezzo a lavorare alla mappatura, i cui criteri vengono stabiliti dallo Stato e di cui, a detta della Corte di Giustizia stessa, non si può contestare l’effetto giuridico, e ci ritroviamo con tutta questa mole di lavoro esclusa totalmente dalla legge attuale. Questa legge, non applicando la direttiva dei servizi, porterà soltanto dei contenziosi. Abbiamo definito la ‘legge Draghi’ una porcata: come possiamo definire questa, che prevede solo una ‘equa remunerazione’ degli investimenti sostenuti negli ultimi cinque anni, e dunque in periodo Covìd? Evidentemente, tutte le imprese hanno un valore tranne la nostra. A questo punto, credo che abbiamo l’intenzione di non ascoltarci e scrivere le cose in malo modo, in modo da farsele bocciare dalla giurisprudenza. Ma se pensano che la faremo passare, si sbagliano: da noi troveranno solo le barricate".

Sulla stessa lunghezza d’onda si sono espressi i referenti regionali. L’ex presidente del Sib toscano e attuale consulente del sindacato, l’avvocata Stefania Frondi, ha tracciato le possibili strade da percorrere per difendere le aziende. In particolare, ha evidenziato che "la maggior parte di noi ha ottenuto l’estensione della concessione al 2033, con un’adeguata pubblicità e soldi spesi per acquisire i titoli. Attenzione: laddove sono stati riscontrati dei problemi, la proroga non è stata concessa. Dobbiamo ricordarci di questo titolo che abbiamo in tasca e lo dobbiamo difendere. Quel che manca è una norma transitoria che possa traghettare questi titoli acquisiti verso un regime futuro". Il suo ‘erede’, l’attuale presidente Antonio Nencetti, ha chiesto "unione: bisogna che il territorio versiliese – ha detto – come già quello della Toscana meridionale, ci dia supporto per salvare le nostre aziende. Abbiamo tre obiettivi: difesa delle proroghe al 2033, difesa della legge Marras e difesa delle aziende".

Daniele Mannocchi