REDAZIONE VIAREGGIO

Il grido delle ragazze: "Vivevo un incubo col mio fidanzato. Ma ne sono uscita"

Al Palasport l’incontro con gli studenti voluto dalla Casa delle Donne "Non è mai facile chiedere aiuto, ma bisogna riuscire a farlo". Educazione sentimentale a scuola? Più dubbi che certezze.

Il grido delle ragazze: "Vivevo un incubo col mio fidanzato. Ma ne sono uscita"

L’ennesimo caso di femminicidio, quello di Giulia Cecchettin, che ha smosso l’Italia intera. Ieri mattina, infatti, la casa delle donne ha incontrato alcuni studenti delle scuole viareggine tra le quali i licei Carducci e Galilei, l’istituto Nautico e il Piaggia, al palazzetto dello sport proprio per sensibilizzare, educare ed istruire i ragazzi.

Fondamentali gli interventi di alcune studentesse vittime, in prima persona, di violenze domestiche che raccontano come siano, fortunatamente, riuscite ad allontanare il fidanzato eccessivamente geloso, in un caso, e la famiglia con profonde problematiche dall’altro. Possessione, stalking e privazioni non sono sinonimo di amore bensì i primi segnali che dovrebbero far intuire il pericolo dal quale si è circondati; denunciare è la chiave che può liberare chiunque sia succube di dinamiche tossiche. "Chiedere aiuto non è semplice - dichiara Ersilia Raffaelli, presidente della casa delle donne - soprattutto quando il pericolo è all’interno delle quattro mura di casa e, spesso, ci sono anche minori coinvolti, ma allo stesso tempo è fondamentale per evitare anni di vessazioni e conclusioni ancor più tragiche. L’efferato omicidio di Giulia ha dato un forte scossone a tutti coloro che, fino ad oggi, hanno affrontato, con troppa leggerezza, questo tema. Spero vivamente che non sia un boom temporaneo ma che duri nel tempo, svoltando questo sistema patriarcale ancora troppo radicato".

Solo nel 2022 sono stati ben 129 gli episodi di femminicidio in Italia che, anzichè far riflettere e smuovere coscienze e giustizia, stanno decisamente aumentando toccando i 136 dell’anno corrente. Sono statistiche drammatiche che non accennano a fermarsi; oltre la metà delle donne uccise nel 2023 sono state assassinate dai rispettivi ex ed attuali partner, motivo per il quale non bastano solo richieste di pene più stringenti bensì seguire i propri figli passo dopo passo durante la loro crescita, educarli al rispetto reciproco inserendo regole ed una ferrea disciplina. Le istituzioni scolastiche dovrebbero essere un ulteriore luogo di scambio, confronto e riparo; da qui l’idea di introdurre, come materia didattica, ‘educazione alla relazione’.

"Tutto ciò che può aiutare a rallentare questa ondata di violenza è ben accetto - prosegue Raffaelli - anche se sono dell’idea che andrebbe, più che altro, introdotta ‘Educazione ad ascoltare e rispettare’, dobbiamo imparare a ricevere e portare rispetto nei confronti di chiunque ed è qui che, grazie all’aiuto di professionisti, entriamo in gioco noi; la casa delle donne, oltre ad essere un rifugio per chi riesce a farsi avanti, è l’aiuto a prevenire tutto questo. I corsi di formazione, dedicati agli insegnanti, sulla pedagogia della differenza sono solo un esempio che devono, però, far capire come fin da piccolo, ciascuno di noi, è un essere vivente differente dall’altro ed educare a far sì che questa diversità porti ad una consapevolezza di stare al mondo coscientemente".

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha portato un aumento spropositato di richieste di aiuto alle quali verrà fatto fronte, innumerevoli sono le chiamate ricevute dalla casa delle donne che, in prima linea, combatte, dal 1996, per questa causa. Sabato 25 novembre ci sarà, con partenza alle 16.30, da piazza Mazzini, una camminata in ricordo di tutte quelle vittime che non ce l’hanno fatta ma, allo stesso tempo, per fare rumore, come richiesto da Elena, sorella di Giulia, perché i minuti di silenzio non conducono in alcuna direzione, il rumore, invece, smuove gli animi, le coscienze ed il sentimento anche di chi si mostra indifferente.

Veronica Dati