REDAZIONE VIAREGGIO

Il lato sportivo: "Quest’attività insegna pazienza e condivisione"

Il presidente Freschi dell’associazione del Porto: "Ai giovani trasmettiamo la nostra cultura".

L’associazione dei pescatori sportivi del Porto organizza tornei e attività per ragazzi e persone con disabilità

L’associazione dei pescatori sportivi del Porto organizza tornei e attività per ragazzi e persone con disabilità

Una tradizione ultracentenaria, con la prima pietra posata nella nuova darsena nel 1823, e che da quel momento ha portato generazione di nonni, e bisnonni, susseguiti dai figli e nipoti, a tramandare la cultura della pesca, insita nella storia della città. Così come su questa storia, e tradizione, è basata l’associazione pescatori sportivi del porto di Viareggio, che, nata nel 2019 "sull’onda di necessità di dare voce a quei molti pescatori silenziosi, e anziani, che svolgono attività individuali al di fuori degli ambiti pubblici", e che conta, ad oggi, oltre 400 iscritti, con più di 90 sotto i 14 anni e il cui più anziano, di anni, ne conta 87, ha l’obiettivo, sociale, di individuare aree sufficientemente adeguate per permettere l’attività di pesca non solo ad anziani, che in carrozzina o con deambulatori continuano a pescare, ma anche a persone con disabilità, bambini e ragazzi. "Per un’attività sana, lontana da delinquenza e pericoli", come specifica il presidente dell’associazione Alessandro Freschi, che, per primo, a 4 anni, ha pescato i ghiozzi, accompagnato in bici dai nonni, che lo hanno spronato e avviato a "questa malattia di cui non mi sono più liberato", e che cerca, insieme ai soci, di accendere anche nelle nuove generazioni, con attività e iniziative, dal Trofeo Sampei ai progetti in collaborazione con la Crea.

"Sono manifestazioni, più che gare, organizzate insieme al circolo della Madonnina e con il patrocinio del Comune, che rappresentano momenti di aggregazione nello spirito di portare avanti uno sport e una tradizione che non può non vedere nelle nuove generazioni un obiettivo da perseguire – racconta Freschi – Parliamo con loro dell’ecosistema, dei pesci che ne fanno parte, di cambiamenti climatici, inquinamento e di rispetto dell’ambiente portuale, dell’acqua, delle banchine e dei pescatori". In un’attività, quella della pesca, che forse, sola, riesce ad unire, all’aria aperta, più generazioni, e che permette, spiega Freschi, "di lavorare su sé stessi, avere autocontrollo, pazienza e la serenità di elaborare i problemi quotidiani, in un ambiente meraviglioso, come le nostre cornici. E in un ambiente di cui ci si sente parte, e non necessariamente padroni".

Gaia Parrini