
Rinventare il divertimento, trovare nuove formule di stare insieme e di vivere la notte. Senza balli accalcati in pista, ma senza neppure rinunciare alla musica. Con le norme per il distanziamento imposte dal Coronavirus la sfida che si trovano ad affrontare i locali di intrattenimento della Versilia, che d’estate trasudano di gente, tra concerti dal vivo e dj-set d’autore, è davvero ardua.
A farsi interprete delle preoccupazioni e delle richieste della categoria sarà Emiliano Cerri, imprenditore e socio del Maki Maki in Darsena, nominato nuovo presidente per il Silb Versilia, aderente a Confcommercio. "Il mio primo impegno – dice Cerri – è quello di chiedere un incontro con la prefettura e con gli organi regionali del Silb per discutere la modifica alle linee guida che paralizzano le imprese rappresentate ed evitare il triste scenario che molte delle più importanti discoteche toscane e in Italia con queste regole davvero non riaprano".
Questo è il nodo da sciogliere, capire come e se è possibile far convivere le discoteche con le disposizioni imposte per arginare il contagio da Coronavirus. Ne hanno discusso con il presidente regionale Silb Alessandro Trolese, i titolari della Bussola, del Papillon, dell Trocadero, della Capannina di Viareggio, il Maki Maki , l’Ostras Beach, il Seven ed il Meto disco. "La problematica comune è che con le regole attuali la maggioranza dei locali non può ripartire e chi lo farà dovrà comunque reinventarsi, perché quello che andrà ad aprire non può essere chiamata discoteca. Le imprese – proseguono gli imprenditori – sono penalizzate in quanto, oltre alla possibilità del ballo solo all’aperto, con le incertezze del meteo, per molti il fatto di dover far ballare anche i congiunti a distanza di 2 metri, unico caso di distanziamento così ampio, fa in modo che si perda molto del fascino della discoteca: soprattutto per chi offre latino americano o liscio, Ma anche per chi ha dj con musica di qualsiasi genere, il ballo ravvicinato è fondamentale". Il mondo della notte è stato tra i primi a chiudere, quando è esplosa l’emergenza sanitaria, poi è rimasto nell’ombra: "E siamo tutti alle prese con affitti elevati o Imu da pagare, senza alcuna riduzione come invece è stato fatto per le strutture alberghiere. Il pericolo – concludono – è che il vuoto lasciato dai locali tradizionali venga colmato da strutture abusive, che non rispettano le regole igienico-sanitarie e di somministrazione delle bevande, con gravissimi rischi per la salute dei giovani"