Maccheroni al sugo di olive, uova sode, tonno e insalata, frutta, dolce fatto in casa: è il menù di lunedì a pranzo in un ristorante davvero speciale, un ristorante dove gli ingredienti principali dei pasti di tutti i giorni non si trovano sugli scaffali dei supermercati o delle botteghe alimentari, perché sono ingredienti che non si vedono, ma si sentono: amore, spirito di inclusione, gentilezza e sorriso. E le persone che utilizzano questi ingredienti nel cucinare sono persone altrettanto speciali: sono i volontari della parrocchia Sant’Antonio in via Garibaldi, una delle strade centrali della città cantata e celebrata da Egisto Malfatti, poeta e tanto altro che ci abitava. La parrocchia Sant’Antonio ospita tutti i giorni, dal lunedì al sabato la mensa, il pranzo delle 12, di chi vive una quotidianità in salita. I commensali sono persone che hanno smarrito, per i motivi più svariati la loro vita o persone, specialmente dopo la emergenza covid, che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, in poche parole vivono il disagio economico. E allora la soluzione a questa vita in salità è dal 1983 la mensa gestita dall’Ordine dei Frati minori (francescani). Oggi in parrocchia ci sono due frati, padre Elzeario Nowak, parroco, e padre Daniele Waszek entrambi polacchi, ma ormai viareggini di adozione che affiancati da uno staff di volontari che arrivano anche da fuori città portano avanti la mensa con turni ben precisi, perché a mezzogiorno si apre il cancello e entrano gli ospiti che trovano accoglienza e amore.
Padre Elzeario chi sono gli ospiti?
"Sono persone senza fissa dimora, persone che vivono per strada, persone che non riescono ad arrivare a fine mese"
Che rapporto si è instaurato in questa grande famiglia composta dai volontari e i commensali con la supervisione sua e di padre Daniele?
"Molto bello, siamo diventati amici: tra i volontari e gli ospiti sono nate delle amicizie, alcuni a fine pranzo ci aiutano. C’è spirito di fratellanza e di riconoscenza. Un episodio lo testimoniai: abbiamo dovuto allontanare una persona che si comportava in modo improprio, quando è successo gli altri hanno chiesto scusa a noi e ai volontari a nome di questa persona"
Chi dona gli alimenti?
"Possiamo contare su cittadini privati, club, associazioni, sul Banco Alimentare di Firenze e tre volte sulla Conad di Viareggio e Lido di Camaiore".
In cucina c’è Maria Grazia Dolfi, mamma, nonna, 78 primavere sulla carta di identità, ma una verve, grinta, cuore e senza età anagrafica. Lei viene da Lido di Camaiore: nella chiesa di Sant’Antonio si sono sposati e i suoi genitori e per lei, sorriso e cuore grande, questa chiesa e casa, nel turno di lunedì a suo fianco c’era Maddalena, sua figlia e poi Aurora: un trio di quote rosa senza pari al quale si è aggiunto Fernando Pampaloni, viareggino, un passato da venditore ambulante, un volontario a tutto tondo. "Ho superato il covid che avevo contratto in modo pesante e allora ho deciso che avrei dato una mano a chi è in difficoltà", racconta con un sorriso che illumina. Oguno di loro è un anello della catena della solidarietà e della inclusione, ma non si sentono eroi.
E a tavola lunedì c’erano 22 ospiti, italiani, stranieri, tutti con una storia, tutti con un passato che li ha portati a fare scelte difficili. "Stavo bene. Ho perso tutto", racconta Fabrizio. E poi c’è Gabriella che sogna ancora di avere una casa, e c’è Gionata che dice "Devo tutto a loro mentre aiuta a sparecchiare". Tante storie di umanità dolente che si ritrovano a pranzo dove la cuoca Maria Grazia e tutti i volontari utilizzano due ingredienti senza costi ; amore e cuore.