TOMMASO STRAMBI
Cronaca

Il prefetto Giusi Scaduto: "Comuni e forze dell’ordine lavorano ad un piano unico per avere più risorse e agenti"

Ieri il Comitato provinciale dedicato a quanto avvenuto negli ultimi mesi a Viareggio e in Versilia "I dati ci dicono che i reati sono in calo, ma lavoriamo per far sentire tutti i cittadini sicuri".

Il prefetto Giusi Scaduto: "Comuni e forze dell’ordine lavorano ad un piano unico per avere più risorse e agenti"

Ieri il Comitato provinciale dedicato a quanto avvenuto negli ultimi mesi a Viareggio e in Versilia "I dati ci dicono che i reati sono in calo, ma lavoriamo per far sentire tutti i cittadini sicuri".

"Un piano sicurezza per l’intera area che da Viareggio arriva a Forte dei Marmi, passando per i comuni dell’entroterra. Un’azione condivisa che possa portare al territorio risorse e organici aggiuntivi".

Il prefetto Giusi Scaduto ci lavora da quando quasi un anno fa si è insediata (il 2 ottobre 2023) a Palazzo Ducale. E da tessitrice diplomatica qual è, sin da dai suoi esordi, in questi mesi ci ha lavorato intensamente. Anche quando le notizie che arrivavano dal territorio non erano buone. Rapine, furti, spaccate, vandalismi, minacce e violenze continuavano ad alimentare i ’’mattinali’’ (si chiamano così in gergo i report quotidiani) delle forze dell’ordine. Uno stillicidio giornaliero. Ma da siciliana, tosta e determinata, non si è mai lasciata scalfire nella fiducia di potercela fare. E in questi mesi ha mantenuto un filo diretto, oltre con le forze dell’ordine, anche con i sindaci del territorio. Tanto che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica è diventato quasi “permanente“. E mentre sui social e alcuni mezzi di informazione si alimentavano allarmi e paure, lei ha continuato a sollecitare risposte concrete. "Anche perché al di là delle apparenze – chiosa – dal primo gennaio di quest’anno allo scorso 31 agosto i reati compiuti a Viareggio e in Versilia, seppur non ancora consolidati, segnano una sostanziale diminuzione in rapporto allo stesso periodo dello scorso anno". "E ad influire – precisa – è anche il fatto che la risposta di tutte le forze dell’ordine è stata immediata e tempestiva. In questo territorio tutte le indagini hanno consentito

di identificare gli autori di delitti e reati.

Seduta nel suo ufficio a Palazzo Ducale, ha appena terminato l’ennesima seduta del Comitato provinciale per la sicurezza. Sul tavolo ci sono i report lasciati dal questore, colonnello dei carabinieri e della guardia di Finanza, ma soprattutto dalle amministrazioni locali.

Eccellenza, lei dice che i reati sono in calo eppure quest’estate la percezione è stata di una generale e generalizzata insicurezza....

"L’impressione può essere questa ad uno sguardo non attento. In realtà se analizziamo i dati la realtà è decisamente diversa. Ma capisco che quando si subisce un reato i numeri della diminuzione dei delitti lascino il tempo che trovano".

Che fare quindi per far sentire i cittadini più sicuri?

"Dobbiamo cambiare paradigma e cominciare a ragionare in termini di area unica che in estate arriva ad avere una popolazione di 450mila abitanti. E, aumentando la popolazione c’è un aumento fisiologico anche di coloro che arrivano qui per delinquere. Per questo è necessario chiedere risorse e dotazioni di organico superiori".

Sì, ma nel frattempo?

"Dobbiamo mettere in campo delle azioni che ci consentano di farlo anche liberando risorse proprie".

A cosa pensa in particolare?

"Un primo ragionamento è quello di capire se tutte le polizie municipali possono istituire il turno notturno in modo da liberare le pattuglie di polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza ad esempio da rilevare gli incidenti. Per questo vorremmo mettere in piedi una progettualità reperendo, sia scala nazionale che regionale, le somme necessarie venendo incontro ai Comuni che non possono permetterselo".

E sul fronte della prevenzione?

"Il sistema della videosorveglianza abbiamo visto che aiuta nell’individuazione dei responsabili dei reati. Ci sono territori, come Viareggio, in cui l’implementazione delle telecamere, come abbiamo visto anche in occasione dei recenti fatti di cronaca, è ad uno stadio avanzato. Ora stiamo migliorando i sistemi di Massarosa, Camaiore e Pietrasanta".

Negli ultimi mesi si è parlato molto anche di baby gang?

"Guardi il fenomeno delle baby gang è ben altro e, fortunatamente, non interessa questo territorio. C’è semmai un problema di disagio giovanile, questo sì, che sicuramente è più sociale che di sicurezza. Il questore Giobbi ha adottato i Dacur e disposto la sospensione di licenze nei casi più gravi".

Sono sufficienti?

"Sì. Ma, ripeto, il punto è un altro. Mi aspetterei di poter avviare iniziative con i genitori. E trovo strano che alcuni di essi abbiamo impugnato in via gerarchica al Prefetto i Dacur. Sono campanelli d’allarme e hanno una funzione più educativa che punitiva. Quello che dobbiamo fare è caso mai lavorare insieme genitori e Istituzioni. Nessuno vuole criminalizzare o additare questi ragazzi. Anzi, vogliamo essere pronti ad ascoltare e a supportare le situazioni di maggiore disagio".

Eppure quest’estate l’impressione è che ci sia stato una vera e propria recrudescenza?

"Chi subisce un furto o una rapina legittimamente è portato ad avere un’immagine diversa da chi non la subisce. E chiede che l’autore venga individuato e assicurato alla giustizia. Il questore ha spiegato che gli autori dei delitti più gravi sono stati tutti individuati, arrestati e sottoposti alle misure necessarie in attesa dei processi. Una risposta immediata e tempestiva".

Eppure scrollando i social si avverte una sensazione di insicurezza?

"I social network sono uno strumento di grande partecipazione e condivisione, ma occorre anche capire chi scrive e perché lo fa? Posso ipotizzare che spesso chi utilizza i social lo faccia senza rendersi conto delle conseguenze e chi legge non li valuta con i dovuti strumenti di lettura critica. Così da una parte abbiamo una minoranza che ’’manipola’’ tali strumenti per interessi propri o di parte ed altri che vengono loro malgrado manipolati. Vede voi giornalisti siete sottoposti ad un codice di deontologia e prima di pubblicare un articolo svolgete sempre un’analisi e una verifica di quanti riferito dalle fonti. Verificare la fondatezza di quanto riferito. Mentre su questi nuovi mezzi di comunicazione questo ruolo non viene svolto. E mi dispiace perché in realtà i social possono essere uno strumento di grandissima democrazia".

Quali sollecitazione le sono arrivate dai sindaci?

"Con i sindaci abbiamo lavorato in un’ottica di massima collaborazione, consapevoli che la sicurezza non è solo repressione, ma è un insieme di attività. In questo territorio, rispetto ad altre realtà dove sono stata chiamata a svolgere il mio compito, fortunatamente non ci sono situazioni di degrado gravi e questo ci aiuta a concentrarci su altre iniziative. Strade ben illuminate, aiuole e parchi ben curati sono sicuramente un grosso ausilio anche sul versante della sicurezza. Più che rivendicazioni i sindaci sono messi a disposizione con idee innovative e mi auguro che possa venire fuori un progetto che porti risultati utili a tutti".

Questo cambio di paradigma serve a poter chiedere ai Ministeri competenti una dotazione di organico maggiore a partire dalla prossima estate?

"È quello che ci auguriamo. Vogliamo perseguire questa strada in modo che la prossima stagione si possa disporre di strumenti aggiuntivi e maggiori e avere più forze in campo".

Senza entrare nel merito delle indagini cosa l’ha colpita di più nella vicenda di via Coppino dove un’imprenditrice balneare per recuperare la borsa ha investito e ucciso il ladro?

"Vedendo quelle immagini mi sono chiesta cosa potesse spingere una persona inserita nella società con un lavoro ed una famiglia, a mettere in atto un’azione di quel genere. Quali sensazioni si possano provare. Una risposta, sociologica o psicologica, non ce l’ho e non ce la posso avere. Ma da prefetto mi sono subito adoperata per mettere tutti intorno ad un tavolo al fine di adottare tutte le azioni necessarie affinché non si ripetano più quelle situazioni che l’hanno generata. Utilizzare questo momento di riflessione, anche di sgomento, anche per capire cosa fare affinché nessuno si possa trovare più in una situazione analoga. Ci sono dei limiti a cui tutti siamo sottoposti. E se da un lato è sociologicamente necessario comprendere le ragioni che spingono a superare questi limiti, dall’altro non possiamo dimenticare che la responsabilità penale è e resta personale".