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Il principio basilare del processo: "I crimini di guerra vanno puniti"

Il procuratore militare De Paolis presente al Sacrario. Poi ieri al Caffè della Versiliana con la direttrice Pini

Il procuratore militare De Paolis presente al Sacrario. Poi ieri al Caffè della Versiliana con la direttrice Pini

Il procuratore militare De Paolis presente al Sacrario. Poi ieri al Caffè della Versiliana con la direttrice Pini

"Non abbiamo fatto esercizio di archeologia giudiziaria. Abbiamo finalmente sancito il principio che i crimini di guerra vanno perseguiti". Marco De Paolis, il magistrato che ha diretto la Procura militare di La Spezia dal 2002 al 2008 per la strage di Sant’Anna, ieri era presente a testa alta davanti al Sacrario. Nel pomeriggio poi alla Versiliana ha presentato il suo libro ‘Caccia ai nazisti. Marzabotto, Sant’Anna e le stragi naziste in Italia: la storia del procuratore che ha portato i colpevoli alla sbarra’ a dialogo con la direttrice di QN Agnese Pini (nella foto in alto a destra) , raccontando i quindici anni (tra il 2002 e il 2018) di indagini, interrogatori, processi che hanno portato a oltre 500 procedimenti giudiziari contro i criminali di guerra nazisti e fascisti

Quanta emozione venire a Sant’Anna?

"Dal 2002 torno ogni anno. E’ un luogo che mi è particolarmente caro: purtroppo molti superstiti che avevo incontrato non ci sono più. Ho visto tanti giovani che non conoscono queste vicende, che magari sono nati dopo i processi. Ciò impone una riflessione: bisogna impegnarsi di più per la conservazione della memoria in modo che costituisca un fondamento del nostro futuro di pace"

Un superstite scomparso che le è rimasto nel cuore?

"Enrico Pieri. Per la sua storia familiare e per l’energia e il sentimento che metteva nei suoi racconti, un misto di dolore, determinazione e speranza. Oggi a rappresentare le vittime ci sono personaggi come Mario Marsili che ha una forte tempra nonostante ciò che ha passato e il gesto eroico della madre che lo mise in salvo"

Oggi si può parlare di giustizia?

"Il risultato è soddisfacente per ciò che si poteva fare con un ritardo di 60 anni. Il problema non è che è mancata l’esecuzione della pena ma che per 40 anni c’è stato silenzio. La questione è stata affrontata nel 2005 e non nel Dopoguerra, quindi rischiavamo proprio di non affrontarla. Il traguardo concreto è stato un altro: l’affermazione della responsabilità penale, cioè che quel fatto costituisce un crimine. Troppe volte è stato messo in discussione questo principio: quello che hanno subito le vittime di Sant’Anna, Civitella in Val di Chiana, delle Fosse Ardetine o Marzabotto non era normale attività di guerra. Ecco che tutta la ricerca fatta dal 2002 al 2018 non è archeologia giudiziaria ma qualcosa che si ripropone ai nostri giorni e fatica a affermarsi perchè qualcuno evidentemente ha interesse a non fare questi processi".

Questione risarcimenti?

"E’ un aspetto secondario rispetto a quello giudiziario. Ed è allo stesso tempo questione complessa. Sono convinto che andrebbe affrontata con cautela rivedendo anche i parametri".

Francesca Navari