Per la libertà si lotta, dalla libertà si fugge. Perché questa contraddizione? Ha provato a rispondere nel 1941 il filosofo tedesco Erich Fromm, con il suo famosissimo libro “Fuga dalla libertà”. Fromm ci parla dell’uomo contemporaneo, spaventato dalla realtà, che ritiene incontrollabile, terrorizzato dalla solitudine. Quest’uomo si rifugia quindi nella sottomissione ad un’autorità superiore, ad un capo, per allontanarsi dalle proprie paure. Si fugge dalla libertà per “fondersi con qualcuno o qualcosa al di fuori di se stessi”. Si fugge dalla libertà per “acquistare la forza che manca al proprio essere”.
L’uomo di cui ci parla Fromm è un uomo che non si assume le proprie responsabilità, che ha paura di decidere. Non vuole prendersi la colpa, perché ha paura di sbagliare. E allora si affida a un dittatore. Sono queste le radici del nazismo, del fascismo, dello stalinismo e di ogni forma di totalitarismo novecentesco. Alla fine ci dice Fromm che per sostenere la libertà bisogna essere uomini e donne maturi e responsabili, capaci di scegliere e di assumersi il rischio delle proprie scelte. Senza responsabilità e senza maturità la libertà continuerà a farci paura.