SERGIO IACOPETTI
Cronaca

Il risveglio del vincitore: "Sono ebbro di gioia. La vittoria più importante"

Carlo Lombardi si gode il meritato successo: "Un’affermazione che segna un passaggio importante, per noi, verso una nuova visione del Carnevale".

Carlo Lombardi, nella foto insieme ai suoi collaboratori dopo il verdetto, parla del suo trionfo 24 ore dopo

Carlo Lombardi, nella foto insieme ai suoi collaboratori dopo il verdetto, parla del suo trionfo 24 ore dopo

Non ha fatto troppa festa "siamo arrivati in Cittadella con la musica a palla, poi ci siamo concessi una bella sbicchierata con gli altri vincitori per il tradizionale ‘inchino’ e giusto qualche balletto, nulla più. Alle 24 ero già a casa", ma comunque non è riuscito a dormire poi tanto "macché alle 5 mi sono svegliato con l’unico obiettivo di andare a comprare il giornale per leggere tutto quello che era stato scritto. Del resto avevo troppa adrenalina addosso".

Carlo Lombardi, a 63 anni e dopo 40 anni fra i baracconi, assieme al figlio Lorenzo ha vissuto la notte, lavorativamente parlando, più bella della sua vita.

Carlo, siete i campioni, come ti senti?

"Ancora ebbro di gioia e senza voce, ma al contrario di quello che si possa pensare non perché abbia urlato troppo, ma a causa di una bronchitella".

Il cellulare avrà suonato in continuazione....

"Certo ed è normale che sia così. Adesso siamo al centro del mondo carnevalesco, assicuro che risponderemo a tutti, con il tempo".

A distanza di qualche ora, ripensandoci, è stata la vittoria più bella?

"Onestamente forse la più bella no. Penso che le più belle siano state quelle in Seconda categoria, con ‘Uno nessuno e centomila’, con ‘Occhio al malocchio’ e, ancor prima, con ‘Ma che faccia vuoi che faccia se non faccio la mia faccia’".

Allora come la definiresti?

"Come la più importante perché segna un passaggio importante, per noi, verso una nuova visione di fare Carnevale; visione in cui le tematiche diventano principali, penso anche di più della modellatura. Sia chiaro una costruzione deve esser ben fatta e rifinita sempre, ma la qualità, grazie anche all’avvento delle nuove tecnologie è migliorata anche in altri Carnevali. Noi a Viareggio dobbiamo sfruttare sì il gigantismo, ma anche far riflettere con le idee".

E a proposito di idee la vostra Papessa, alla luce delle difficili condizioni di salute del Pontefice, può aver stuzzicato pubblico e giurati?

"Potrebbe anche essere, ma poteva anche essere un boomerang. Di certo ha fatto riflettere. Penso che siamo stati bravi a toccare un tema importante senza banalizzarlo".

A proposito tu hai vinto, nella tua carriera, con e senza coreografia.

"Sul tema della coreografia si possa dire tutto e il contrario di tutto. Credo che debba essere funzionale alla costruzione ed al progetto. Inutile farla per farla, se va fatta, va fatta il meglio possibile, chiariamo senza ergersi a fustigatori delle proprie maschere. Angela e Andrea, i due coreografi, sono stati bravissimi a coordinare le maschere facendole, in primis, divertire".

Hai già messo l’accento sull’importanza di tuo figlio Lorenzo.

"E lo ribadisco di nuovo. Mi ha dato slancio con il suo entusiasmo, con la sua attenzione al particolare. È un ottimo pittore e cura bene anche l’aspetto musicale. L’esecuzione di un grande progetto è figlia anche dello stato d’animo di un costruttore".

Hai già dedicato la vittoria alla famiglia e ai collaboratori. A chi altro?

"Nella concitazione della gioia ho omesso la dedica ai miei genitori, Lionello e Carla. Lei era una carnevalara sfrenata, lui è stato il primo a credere in me. Il primo ad assecondare la mia voglia di imparare frequentando gli hangar di Sergio Baroni e Silvano Avanzini. Mi appoggiò anche quando, nel 1987 con ‘L’azzeccagarbugli’ portai per la prima volta Berlusconi in sfilata".

Ultima domanda, avete già pensato al carro del 2026?

"No è troppo presto e poi la nostra Papessa vuole ancora mettersi in mostra".

Sergio Iacopetti