Il tenore Vincenzo Costanzo. L’ingegnere informatico che canta. Sarà Pinkerton in Madama Butterfly

Dai primi acuti sulla sedia poco più che bambino alle lezioni di musica pagate dal nonno "Sono cresciuto con otto donne intorno e conosco molto bene l’universo femminile".

Il tenore Vincenzo Costanzo. L’ingegnere informatico che canta. Sarà Pinkerton in Madama Butterfly

Il tenore Vincenzo Costanzo sarà Pinkerton in Madama Butterfly domani al Gran Teatro

TORRE DEL LAGO

"Prima è nata la mia voce, poi sono nato io". Esordisce scherzando, Vincenzo Costanzo, che vestirà i panni di Pinkerton in Madama Butterfly in scena domani sera (ore 21.15) al Gran Teatro Puccini a 120 anni dalla prima rappresentazione. 32 anni, da 15 calca i palcoscenici più prestigiosi d’Italia e del mondo, è uno dei tenori più lanciati del momento ed ha affrontato Butterfly più di 300 volte. Napoletano doc, ha la musica nel sangue, caliente come tutti i suoi conterranei a cominciare dal grande Enrico Caruso.

"Avevo 6 anni quando una sera all’improvviso sono salito su una sedia e ho cominciato ad imitare un cantante lirico che in tv inneggiava a uno sciroppo per la tosse. I miei nonni sono rimasti sbalorditi e lì ho intuito la mia vocazione. Ma la mia non è una famiglia di artisti, dunque si campa coi fatti, non con la musica: le chiacchiere restano chiacchiere, serve concretezza. E allora il nonno mi ha pagato gli studi e mi sono laureato in ingegneria informatica; gli devo tanto, perché la musica è matematica è fondamentale".

Dunque università e conservatorio insieme?

"Non esattamente. Ho studiato canto da privatista ed ho avuto la fortuna di incontrare subito le persone giuste: Marcello Ferraresi, allievo di Mario Del Monaco, poi Piero Giuliacci e Luciano Roberti. Ma la musica non si studia, si sente. Ci vogliono ottime basi tecniche ma solo col cuore riesci a comunicare. Se la gente va a teatro è perché ha bisogno di passioni. Caruso è stato il più grande di sempre perché era un’emozione che camminava. Appena apriva bocca poteva anche cantare la lista della spesa, ma era contagioso. Puccini lo adorava perché era come lui un donatore di emozioni".

Qui a Torre del Lago hai aperto il Festival come Roberto in Le Willis e adesso chiudi con Pinkerton: due personaggi spregevoli…

"Puccini scrive Le Willis a 26 anni e Butterfly a 46 ma la prima lascia presagire la seconda e il genio appare sin dall’inizio. La sua musica non ha tempo, sarà moderna anche tra due secoli. Roberto e Pinkerton stanno sulla stessa lunghezza d’onda: difficili da interpretare proprio perché odiati. Se ricevo tanti applausi ma alla fine le donne mi guardano schifate vuol dire che ho fatto centro: tutte si sentono un po’ Butterfly. Sono cresciuto con otto donne intorno e conosco molto bene l’universo femminile. Interpretare i cattivi è difficile soprattutto se si possiede una natura diversa: avere un cuore grande è un’arma a doppio taglio. Certo bisogna cantare bene, se no alla fine ti sparano proprio…"

E allora qual è il "tuo" ruolo?

"Cavaradossi. Una delle mie più grandi soddisfazioni? Tosca nel giugno scorso al Festival del Maggio Fiorentino con un direttore speciale: Daniele Gatti. Questo è il mio personaggio: un vero rivoluzionario pieno di passione. Soprattutto oggi mi ci riconosco in pieno".

Progetti?

"Fra qualche mese canterò "Un ballo in maschera" di Verdi nel ‘mio’ teatro, il San Carlo di Napoli, che ho lasciato pochi giorni fa con Bohème. A novembre sarò in Cina con Riccardo Muti in Cavalleria Rusticana. Sono felice. La musica è un doping naturale, ci fa stare bene. Io vivo per quest’arte".

Chiara Caselli