DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

"Il turismo vola ma si continua a sfruttare"

Diritti in arretramento anche negli ultimi anni. Ricchetti: "Le persone hanno bisogno e si piegano alle situazioni di irregolarità"

di Daniele Mannocchi

Nel 2020 e nel ’21, in un’Italia martoriata dal Covìd e dalle restrizioni, uno dei pochi comparti a salvarsi è stato quello del turismo balneare. Vuoi per la paura del virus, vuoi per la difficoltà a spostarsi in un mondo in cui le regole cambiavano a ogni piè sospinto, tantissime famiglie italiane hanno riscoperto la vacanza in Versilia. E l’economia del territorio ne ha giovato, a differenza di quanto accaduto nei distretti che vivono d’arte e di cultura. Ma la floridità delle stagioni estive degli ultimi due anni, denuncia la segretaria della Filcams Cgil di Lucca Daniela Ricchetti, non ha portato benefici ai lavoratori del turismo.

Ricchetti, facciamo un quadro della situazione: qual è lo stato di salute del comparto?

"Non c’è stato alcun avanzamento nei diritti dei lavoratori. Anzi, in tanti continuano a segnalarci situazioni irregolari. Oggi non si parla di dipendenti in nero, ma abbiamo contratti ’grigi’, contratti a chiamata che in realtà nascondono un’assunzione stabile, pagamenti a cottimo nel settore delle pulizie, periodi di prova gratuiti che a volte si protraggono per un mese. E questo vale anche per il turismo balneare che negli ultimi due anni ha lavorato tantissimo".

Com’è possibile?

"E’ possibile per una serie di motivi. Il primo è che c’è tanto bisogno di lavorare. Nello stagionale non troviamo solo i professionisti e i ragazzi che si mantengono agli studi, ma da diversi anni a questa parte anche tanti adulti che hanno perso la propria occupazione e che cercano un impiego nel turismo per riuscire a sopravvivere. Il bisogno plasma le situazioni irricevibili che ci troviamo di fronte tutti gli anni. Il secondo motivo è che manca completamente un progetto di turismo, e non solo per il nostro territorio. In questa situazione, si continua a pensare solo agli interessi dei privati. I balneari vanno in piazza a protestare contro la Bolkestein, ma al dipendente assunto per 20 ore e che ne lavora 40, chi ci pensa? Con tutti i problemi che ne derivano".

Quali?

"Pensiamo solo alle pensioni del futuro o al fatto che la Naspi viene ridotta e in tanti casi non basta più a garantire il sostentamento dei lavoratori. E sa chi sono le figure più penalizzate?".

Prego...

"Le donne. La situazione lavorativa delle donne impiegate nel turismo stagionale è peggiorata anche nel periodo del Covìd: a loro si chiede più flessibilità, senza dare nulla in cambio".

Molti datori di lavoro, però, lamentano la difficoltà a trovare personale. Come si spiega?

"E’ una favola. Ovviamente il datore di lavoro non è il lupo cattivo, ma come non bisogna fare di tutta un’erba un fascio tra i titolari, così non bisogna demonizzare i lavoratori. Fatto cento, ce ne sarà pure uno che preferisce stare a casa. Ma magari ci sono anche situazioni in cui le persone preferiscono non farsi sfruttare. Se una persona è assunta 15 ore a settimana e le viene chiesto di lavorarne otto al giorno, perché dovrebbe accettare quando magari può accedere ad altri tipi di sostegno? Farà la fame, ma non si sarà piegata a una logica sbagliata".

Quindi non è vero che c’è meno voglia di lavorare?

"Di gente che ha voglia di lavorare ce n’è tanta. Vengono pure qua a lasciare il curriculum, anche se noi non fungiamo da centro per l’impiego. Ma queste persone non vogliono essere sfruttate. Si dice che la colpa sia del Reddito di cittadinanza ma non è vero: è la quaità che lavoro la discriminante per accettare o meno l’impiego. Si chiede la legalità, null’altro. Che poi sarebbe pure un circolo virtuoso: se non vengo costretto a lavorare dieci ore al giorno con un contratto che ne prevede quattro, magari mi approccio in modo diverso e riesco a offrire un servizio di maggiore qualità. Senza parlare del dumping: un imprenditore che paga regolarmente tutti i dipendenti e uno che li sfrutta avranno un ’potere’ diverso sul mercato".

E’ vero che i giovani non vanno più a fare la stagione?

"E’ un altro luogo comune da sfatare. Io spero che si tratti di maggiore consapevolezza dei propri diritti".