Lido di Camaiore (Lucca), 19 settembre 2024 – Quella Mercedes lanciata sulla via Italica “come un missile” ha falciato tutti e tutto ciò che ha incontrato sulla sua strada nel raggio di cinquecento metri appena. Lasciando dietro di sé morte e distruzione. Portandosi via, all’istante, due vite ancora piene di sogni da realizzare. Lasciandone altre appese ad un sottile filo di speranza. Cinque i feriti gravi e una più lieve, per un totale di sei. Un attimo, e sul Lido di Camaiore è calato un buio profondo.
“Sono sconvolta, sembrava un attentato” ha raccontato una testimone, che nel momento in cui si stava compiendo la tragedia si era appena affacciata all’angolo con la via Roma. Dove l’automobilista, una donna di 44 anni originaria del Brasile, secondo le ricostruzione della Polizia avrebbe bucato il primo semaforo rosso, sbandando poi sul marciapiede. Lì dove stavano passeggiando almeno tre ragazze, studentesse di una comitiva tedesca. Una è stata accompagnata in gravi condizioni all’ospedale, per due di loro, di 18 e 19 anni, non c’è stato niente da fare. “Ho sentito un ultimo respiro, poi più nulla” racconta una dipendente dell’hotel Giardino accorsa per prestare i primi soccorsi. “E di fronte a quel dramma – prosegue – l’automobilista non si è fermata”.
Ha proseguito quella folle corsa schiantandosi, all’angolo dopo, contro il semaforo del viale Colombo, che è schizzato per decine di metri come un proiettile fino ad infrangere la vetrina dell’hotel Sirio. In quell’isolato passeggiavano altre persone; turiste francesi di rientro proprio all’hotel Giardino dopo aver trascorso la giornata in spiaggia. Una di loro è stata appena sfiorata, altre due sono state travolte e schiacciate contro una colonnina di cemento. In quell’ultimo, folle metro, la Mercedes ha centrato anche tre auto: una parcheggiata sul ciglio è stata lanciata in testa coda sulla carreggiata, l’altra, dalla violenza dell’urto, spinta quasi fino al mare. “Abbiamo sentito un botto tremendo, sembrava fosse esplosa una bomba” racconta chi lavora e abita intorno a quell’angolo.
Fermata solo dal muro di auto in sosta, l’automobilista, infine, è scesa dal suv. “Sembrava completamente assente, gli occhi persi in un vuoto difficile persino da spiegare”, racconta un ragazzo. Qualcuno ha provato a scuoterla, “Ma io – avrebbe detto lei – non mi sono accorta di niente”. Stringendosi un polso, lamentando un dolore. “Sembrava non rendersi conto di tutto ciò che era appena accaduto”. Accanto a lei, sul posto del passeggero, viaggiava un’altra donna. Impietrita sul sedile, col volto tumefatto.
Decine le chiamate piovute sulla centrale del 118: “Mandate delle ambulanze, qui è successa una strage”. Le grida di dolore dei feriti, l’asfalto pieno di detriti e di sangue, la disperazione di chi ha visto la vita spegnersi in un attimo. E in mezzo a quell’inferno sono comparsi dei ragazzi tedeschi, richiamati dalle sirene e in cerca delle amiche. “Stiamo provando a chiamarle, ma non rispondono” hanno riferito ai volontari del soccorso e agli agenti in mezzo ai neon delle delle ambulanze, di vigili del fuoco, delle forze dell’ordine accorse da tutto il territorio. “Diteci qualcosa, diteci se sono loro” hanno supplicato, indicando i teli pochi metri più in là. Posati a coprire i corpi, rimasti sotto la pioggia, tra le buste di una spesa appena fatta.
Quei telefoni che squillavano a vuoto sono diventati una terribile consapevolezza. E tutte le risate di questi giorni spensierati, gli scherzi nelle camere d’hotel, le foto scattate, le canzoni cantate in pullman, tutto, ha lasciato spazio solo alla paura, allo smarrimento, alle lacrime.
Mentre i feriti venivano trasferiti tra gli ospedali delle Versilia, di Massa, e la più grave – una donna di 60 anni di origine francese – in volo con l’elisoccorso a Cisanello, l’automobilista è stata accompagnata all’ospedale unico della Versilia dov’è rimasta piantonata dagli agenti del Commissariato in attesa degli esiti degli esami alcolemici e tossicologici. In stato di fermo con l’accusa di duplice omicidio stradale.