Lido di Camaiore (Lucca), 19 settembre 2024 – “Un attentato. Sembrava un attentato” si è sentito gridare, nell’andirivieni di ambulanze, vigili del fuoco, carabinieri e polizia, ieri sera, dopo il boato che ha risuonato tra via Italica e viale Colombo, a Lido di Camaiore. A un attentato, hanno subito pensato le persone che in quelle strade vivono, lavorano, o in cui, più semplicemente, avevano parcheggiato la loro auto. E che, nel rimbombo di grida e sirene, hanno visto, quelle macchine trascinate per metri, sballottate alla velocità della luce, dalla Mercedes guidata da una donna brasiliana di 44 anni, che spingendo sull’acceleratore, già all’incrocio tra via Italica e via Roma, ha travolto, togliendo loro la vita, dei pedoni sul marciapiede. E continuando, noncurante, e a una velocità disumana, il suo tragitto, portandosi via semafori e cartelli stradali volati sui vetri degli alberghi circostanti, e finendo per schiantarsi su due auto parcheggiate.
Dopo una corsa tra asfalto e marciapiede che non ha risparmiato lo scontro a chiunque, di lì, tra persone, colpite e catapultate anche sulla staccionata dell’attività d’intorno, e auto in movimento, passasse, e le intralciasse la strada.
“Mi ha addirittura detto, dopo essere scesa dalla macchina, che dovevo levarmi di lì”, racconta la titolare della lavanderia lì vicino, e proprietaria della Aygo ritrovata rigirata, piegata e accartocciata in viale Colombo. Offrendo uno fotografia e uno scenario infernale, spaventoso, “simile a una guerra”, ha commentato uno dei tanti passanti fermatosi ad osservare, al di là delle strisce delimitanti la scena degli incidenti e degli omicidi, la strage appena consumatasi. In cui ad essere forse ancora più spaventoso, crudele, e insensibile, è l’immagine che chi, dopo quel boato, ha aperto la porta di casa, del negozio, è sceso dall’albergo in cui alloggiava, o si è affrettato dalla passeggiata del Lido, per accorrere e vedere cosa fosse successo, descrive e restituisce: quello di una donna che, anche davanti alla distruzione e alla morte, sembra rimanere impassibile, indifferente. Che sembra sentirsi irresponsabile anche di fronte al più plateale e crudele quadro di ciò che ha provocato, causato e portato via. Tra danni, feriti e vite strappate.
“Aveva due occhi così”, racconta un anziano signore che ha assistito alla discesa dall’auto della donna, disegnando nell’aria quegli occhi, grandi e apparentemente dilatati, sintomo che “forse, era incapace di intendere, di capire e di volere”, aggiunge. Ma “forse, ha avuto un malore...”, commentano, invece, dall’altra parte della strada.
Tanti, molti, troppi i forse che aleggiano nell’aria tra la folla di cittadini e turisti che, attoniti, impietriti e sgomenti dallo spettacolo circostante e dai racconti, dalle parole e dalle ricostruzioni che, di bocca in bocca, arrivano da quel primo angolo, dove le due ragazze, una di 18 e una di 19 anni tedesche, che per prime sono state travolte, sono morte sul colpo. In un passa parola, di voci spezzate e narrazioni disperate in cui tra chi ha visto e sentito, purtroppo, alcuni non ci sono più, travolti da un destino a volte troppo crudele e ingiusto. E chi, invece, su quella strada ancora c’è, pensa alla fortuna, al tempo e a quel destino, spesso imprevedibile. “Perché – dicono – se fossimo stati su questo marciapiede, su questa strada qualche minuto prima, probabilmente, adesso, non saremmo più qua nemmeno noi”.