
Jacopo Allegrucci, il trionfatore tra i giganti "Ho trasformato la mia passione in un lavoro"
Perché è entrato a far parte del mondo del Carnevale?
"Sono sempre stato appassionato, grazie a mio padre che mi portava a vedere i carri in costruzione".
Dove prende le idee per fare i carri?
"Possono arrivare in qualsiasi momento: da un titolo, da una figura che mi piace fare o da un tema".
Com’è strutturato un carro e come si muove?
"Esternamente si vede solo l’estetica del carro, ma al suo interno ci sono strutture in metallo e in legno. I movimenti prima erano tutti a mano mediante delle corde tirate dalle persone, adesso usiamo anche movimenti idraulici con pistoni ad olio o ad aria. Per farlo muovere non ci vuole solo un carpentiere ma anche un ingegnere. All’inizio i carri erano in gesso e in iuta, adesso sono in carta a calco, questa rende la maschera più leggera".
Quando ha iniziato a lavorare nel mondo del carnevale, e tra i carri che ha realizzato ce n’è uno che ricorda in modo particolare?
"Ho iniziato nel 1996 facendo prima i movimenti sul carro. Mi è rimasto nel cuore “C’era una volta l’America“; per il suo significato e per come sono riuscito a costruirlo"
Come funzionano le coreografie ?
"Il coreografo prepara le coreografie delle canzoni scelte, da settembre i figuranti si trovano presso la Cittadella una volta a settimana per memorizzarle, il nostro giorno quest’anno era martedì".