
Che cos’è il Carnevale se non una favola a lieto fine? Una favola che, come tutte le favole, non è immune dalle malinconie ma che insegue con ostinazione la felicità. Ed è stracolma di allegria, carica di positività e soprattutto di colore. Se a questo aggiungiamo che l’autore del carro di cui stiamo parlando, Luciano Tomei, è un artista arrivato all’apice della sua carriera a 60 anni ecco che nasce "Si Può Fare".
Un carro dalle tinte più liete, brioso, carnevalesco come nella tradizione ultracentenaria della festa viareggina. "Lo definirei come una pennellata di colore, buonumore e positività su un mondo talvolta grigio e triste" premette lo stesso Tomei. Una grande figura centrale, quella di un simpatico e coloratissimo pittore, alta ben 20 metri domina la costruzione. Si inarcherà e si abbasserà, muovendo le braccia e le mani che stringono una tavolozza e un pennello. Tutt’intorno tante piccole casette.
"E’ un’opera doppia – entra nel dettaglio Tomei – perché inizialmente queste casette saranno tristi e grigie. Ma poi gireranno su se stesse ed in un tripudio di colori tutte torneranno a sorridere sulle note della canzone del maestro Angelo Branduardi". Che sembra quasi una filastrocca, come quelle che accompagnano le favole appunto: "Si può fare, si può fare. Si può prendere o lasciare. Si può fare, si può fare. Puoi correre, volare. Puoi cantare, puoi gridare. Puoi vendere, comprare. Puoi rubare, regalare. Puoi piangere, ballare".
La costruzione, come detto, è di pura evasione, vecchio stampo ed in parte autobiografica. "Per certi versi sì – conferma Tomei –. Di evasione perché volevo proporre qualcosa di semplice, quasi infantile, che mi rilassasse e che non andasse particolarmente interpretato. Vecchio stampo perché io ho sempre portato avanti un mio stile che si rifà ai carri degli anni 80. Infine è un progetto autobiografico, nel titolo, perché essere arrivato in Prima categoria a questa età mi ha un po’ scombussolato la vita. Onestamente non me lo aspettavo e ciò mi ha in parte creato apprensione, ma poi grazie alla mia squadra ho trovato le energie giuste".
Squadra che, arricchita dalla presenza fondamentale dell’ex costruttore Emilio Cinquini, è composta dal fedelissimo Aurelio Martinelli oltre che da Fabrizio Fazzi, Massimo Romani e Luca Di Manno. Saranno 60 le maschere ad animare la costruzione, la maggior parte vestite da giullari e una parte, in minore quantità, con una tuba in testa a rappresentare i cattivi pensieri. La sarta è Anna Gaini.
Sergio Iacopetti