TOMMASO STRAMBI
Cronaca

La Bohème contestata Il maestro Veronesi: "Pronto a bendarmi ancora" La condanna del festival

Il direttore d’orchestra rilancia la protesta sull’opera in versione sessattontina: ci vediamo il 29. Gli organizzatori: "Gli eviteremo il disagio di dirigere le prossime rappresentazioni".

La Bohème contestata Il maestro Veronesi: "Pronto a bendarmi ancora" La condanna del festival

"Non voglio vedere queste scene". Un urlo dalla buca dell’orchestra prima di alzare la bacchetta e dirigere la musica della Bohème. Un colpo di scena o una provocazione politica? Il maestro Alberto Veronesi che, venerdì sera, si è calato una benda sugli occhi e ha diretto l’orchestra a memoria, quando entra in scena svela tutte le doti d’artista. Genio e sregolatezza. Per alcuni è un moderno Peter Pan scanzonato e adorabile. Proprio come quando , l’altra sera, di fronte a pochi (ad onor di cronaca) "buffone, buffone" si è platealmente tappato le orecchie con le dita. Lo raggiungiamo al telefono mentre affronta l’ondata di caldo nel cuore di Bologna.

Maestro, perché ha diretto bendato?

"A fronte di un crescente imbarazzo rispetto all’allestimento portato in scena dal regista Christophe Gayral e dallo scenografo Christophe Ouvrard, ho deciso all’ultimo momento di bendarmi. L’ho ritenuto l’unico modo per non essere partecipe, complice, di una violenza al Maestro Puccini attraverso un allestimento inappropriato. Ho voluto marcare questa separazione netta tra la messa in scena e la musica".

Quindi la sua non è stata una scelta influenzata dalle ire del sottosegretario Sgarbi?

"Sgarbi è un amico, ma non ha influito sulla mia scelta. Del resto non credo che Sgarbi, in qualità di sottosegretario alla Cultura, possa permettersi di chiedere a qualcuno di non dirigere e quindi di entrare in una scelta artistica, sarebbe fuori luogo".

Sicuro?

"Certo, anzi certissimo. Se Sgarbi mi avesse invitato a non dirigere, proprio il suo invito sarebbe stato un buon motivo per fare il contrario".

E, allora, perché si è bendato?

"In realtà è stato un problema mio personale con questa messa in scena. Potevano fare anche un allestimento sulla Luna, se fosse stato in linea con la poetica emotiva di Puccini che riguarda tutta l’umanità, l’avrei diretto senza problemi. Qui però c’è una distorsione del messaggio. Lo rifarei, ci vediamo il 29 luglio".

Troppi richiami al comunismo e al Maggio francese?

"Non è una questione di comunismo o meno. Non ho messo una maschera per fare una manifestazione politica contro Gayral, io ho eseguito ed eseguirò opere di autori comunisti, anche con simboli comunisti. Ho diretto opere di Luigi Nono. Non è quello il problema".

Quale quindi?

"Applicare certe categorie a un autore, come Puccini, che non le aveva. Applicarle è stata una forzatura, uno stupro".

Inaccettabile per lei?

"Esattamente. La benda aveva un duplice significato. Da una parte ho voluto dimostrare che non ero parte in causa in quella interpretazione scenica, dall’altra con questa scelta ho denunciato quella separazione tra teatro e musica, che nel mondo lirico attuale va superato. È necessario ristabilire una cooperazione tra i due aspetti".

Una rivendicazione di categoria?

"I musicisti non possono subire le provocazioni, le strumentalizzazioni, le prevaricazioni e le violenze sui lavori teatrali di Puccini, di Verdi o di altri autori. Occorre ristabilire un vero lavoro d’insieme".

Con Gayral non ci ha provato?

"Sì che l’ho fatto. In questi mesi l’ho incontrato, ma quello che si era deciso insieme non si è fatto. Si era detto di non mettere alcun riferimento di carattere ideologico, propagandistico e, invece, lui è andato dritto sulla sua strada".

Da qui la sua provocazione?

"Il fatto che ci sia un governo, come quello Meloni, che lascia una maggiore libertà di poter manifestare il proprio disagio rispetto a un sistema come quello della lirica dove c’è uno spadroneggiare in chiave strumentalmente politica o in chiave scandalistica, mi ha aiutato. Ci può aiutare a eradicare un’egemonia culturale che non aiuta alla vera comprensione degli autori".

Il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, ha detto che lei ha voluto "dimostrare che conosce lo spartito a memoria". Lo ha sentito?

"(Il maestro Veronesi ride, ndr). Sa dove mi trovo? Ho alzato gli occhi e il cartello dice che sono in via San Giorgio, a Bologna. Del Ghingaro è un santo che vede queste acrobazie davanti ai suoi occhi. Ne comprendo lo sconcerto, ma davanti alla mia coscienza che dovevo fare?".