REDAZIONE VIAREGGIO

La cappella-mausoleo: "L’università di Parma progettò il restauro. Ma non se ne fece nulla"

L’idea, che sarebbe stata finanziata da un istituto bancario, morì sul nascere. Venne proposta alla giunta Marcucci dal professor Carlo Pruneti. "Viareggio perse una grande occasione per salvare la struttura".

La cappella-mausoleo: "L’università di Parma progettò il restauro. Ma non se ne fece nulla"

Il mausoleo di villa Borbone cade a pezzi. Come il parco della villa. Come abbiamo testimoniato e documentato in questi giorni. Eppure il degrado e lo stato di abbandono non è storia di ieri. Varie amministrazioni comunali si sono succedute e nessuno ha mosso foglia.

Il professor Carlo Pruneti, docente di psicologia clinica all’Università di Parma, è originario di Viareggio e ancora legatissimo alla sua città natale. E ricorda ancora oggi quella che lui ritiene un’occasione persa venti e più anni fa: quella di restaurare il mausoleo edificato nel 1849 su incarico di Carlo III di Borbone, duca di Piacenza e di Parma, il cui aspetto odierno deriva dalla ristrutturazione del 1885 ad opera dell’architetto Giuseppe Pardini, che usò i marmi pregiati all’esterno e all’interno. Di particolare importanza sono le tombe monumentali di Carlo III (il cui corpo è stato riesumato e studiato dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa sotto la direzione di Gino Fornaciari), e di Carlo II di Parma.

Professor Pruneti, cosa successe agli inizi degli anni 2000?

"Io avevo da poco ricevuto l’incarico di insegnare all’Università di Parma. Fui contattato dal rettore dell’epoca che, in poche parole, mi chiedeva, siccome ero di Viareggio, se potevo fare da intermediario con l’amministrazione comunale, allora retta dal sindaco Marcucci".

Perché quali erano le intenzioni?

"Il rettore mi aveva detto che il Monte dei Paschi aveva una discreta somma da investire in opere artistiche e culturali che riguardavano Parma. Il rettore sapeva dell’esistenza di villa Borbone e del mausoleo dove erano sepolti i duchi di Parma. Di qui la volontà di voler restaurare la cappella e i sepolcri. A costo zero per Viareggio. L’università chiedeva solo di avere la disponibilità dell’adiacente appartamento per pubblicizzare le attività dell’università".

E come andò a finire?

"Tramite l’ufficio di Gabinetto ebbi un colloquio col sindaco Marcucci, il quale mi disse che al riguardo, bisognava parlare con l’assessore Boncompagni. La contattai, ma mi disse che l’appartamento era in uso al custode. E che mi avrebbe eventualmente richiamato. Ma, ovviamente, nessuno mi richiamò".

E i soldi della banca?

"Furono dirottati su altri progetti qui a Parma".

Un’occasione persa?

"Una delle tante, forse, perse da questa città. Ancora mi arrabbio quando leggo queste notizie, perché ripenso a quello che poteva essere fatto e non è stato fatto. Non solo per villa Borbone, ma per tante altre cose qui a Viareggio".

C’è più stato a villa Borbone?

"Come no? Quando posso vengo a visitarla e mi si rattrista il cuore. Ci sono gli stemmi dei ducati di Lucca e Parma ormai fatiscenti, cancellate che cadono a pezzi, il parco che è osceno come il resto della pineta di Levante. Insomma una schifezza. Quando invece potrebbe essere un richiamo turistico".

E a Parma che dicono di tutto questo?

"Sanno poco di villa Borbone e del legame con la loro città. Io ho fatto un paio di articoli su una rivista in cui ne illustravo le caratteristiche e spiegavo chi vi era sepolto. Ma certo non posso dire di andare a visitare la villa finché viene lasciata in queste condizioni".

Paolo Di Grazia