di Martina Del Chicca
Quota 100, ma integrale. Un secolo di vita festeggiato a lavoro. Dietro la cassa della “pescheria Giuseppe Volpe“ di via San Martino; che in città è un’istituzione. Come due passi sul molo, come una bella Libecciata, come la Coppa di Champagne. E come lo è anche lei: Eda Crociatelli. Per qualcuno “La signora Volpe“, per altri semplicemente “La Eda“. Per chi la ama, come nessun altro, mamma e nonna.
Due occhi azzurri come il mare, un’onda di capelli bianchi come la spuma che si infrange a riva e quella luce nell’espressione che, poi, è la stessa che avvolge Viareggio nelle mattine di primavera. Eda ieri è tornata “al timone“ della storica pescheria, e proprio dietro quella cassa da cui ha visto scorrere le stagioni ha festeggiato il compleanno. Il centesimo. Insieme alla pensione; che ha scelto, non come una resa, poco più di un mese fa: "Sì me la sono meritata".
Sì, perché Eda ha cominciato a lavorare quando di anni ne aveva 17, come mediatrice al mercato ortofrutticolo nella ditta del papà. Nel 1945, in un Paese finalmente liberato dalla guerra, si è sposata con Giuseppe Volpe. Di quei Volpe delle pescherie da sempre. Ma è all’inizio degli anni ’70 che, lasciata la ditta del padre, Eda si è dedicata ad aiutare il marito nel negozio di via San Martino. Passando dal bancone alla cassa, quando era ancora un cassetto. Poi dalla vecchia Lira agli Euro, fino alla rivoluzione dei pagamenti digitali. Nessun cambiamento l’ha mai spaventata, perché Eda l’ha assecondato come si fa con le correnti. Con le mente ben allenata dai rebus e dai cruciverba della Settimana Enigmistica che ancora divora. "E senza bisogno degli occhiali" puntualizza, con un po’ di orgoglio, Eda. Lì, dietro alla sua cassa. Circondata da attenzioni, fiori e palloncini. Dai clienti di sempre, arrivati per l’occasione; e da quelli piovuti per caso, che si sono uniti ai brindisi che hanno scandito il tempo di una giornata speciale. Dai suoi collaboratori e dalla sua immensa famiglia. I figli Luca e Marco, e Dario nel cuore, tutti i nipoti.
E oggi si replica, "Sì, perché per mia mamma – racconta – sono nata il 26 novembre. Ma papà, per sbaglio, all’anagrafe segnò il 25. E così, per non farli litigare, ho sempre festeggiato due volte". Strizza l’occhio Eda, che tempo di festeggiare non ne ha mai avuto molto. Che a quell’impresa familiare ha dedicato ogni giorno; anche i suoi due compleanni. Ma lì ha anche trovato la forza per fronteggiare le mareggiate che la vita non le ha risparmiato. "La verità – dice – è che qui, con la mia famiglia, sono stata felice". E allora auguri, e ancora auguri, Eda.