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La Francia sta resistendo In Gran Bretagna chiuse anche le grandi catene

La crisi delle attività commerciali è un fenomeno globale iniziato già prima della pandemia. Le grandi catene spesso propongono il cosiddetto ‘click and collect’ (i clienti acquistano on line e ritirano nel negozio), pratica che ha rallentato solo in parte l’emorragia di negozi in città e paesini. Due nazioni come Francia e Regno Unito stanno vivendo questa trasformazione in modo diverso e, stranamente, quella più ‘conservatrice’ e legata ai negozi fisici è la Francia, rivoluzionaria in altri ambiti.

Se si confrontano città di medie dimensioni a vocazione turistica (le metropoli sono casi a parte) definire la situazione del Regno Unito drammatica non è eccessivo. Nel giro di cinque anni sono scomparse due catene di grandi magazzini con oltre un secolo di attività, centinaia di negozi e migliaia di dipendenti: Bhs ha chiuso nel 2016 e attualmente vende solo via internet; stesso il destino di Debenhams nel 2021. La stessa Marks & Spencer, principale catena diffusa capillarmente nelle Isole Britanniche, ha chiuso decine di negozi meno produttivi.

La crisi è tale che gli urbanisti s’interrogano su come rivitalizzare le zone pedonali delle città che ormai hanno più vetrine spente che accese, sono poco attrattive e a rischio effetto domino. Gli enormi fondi una volta sedi di grandi magazzini sono spesso occupati da attività benefiche che vendono oggetti e abbigliamento di seconda mano, prima situate in periferia. Non così drammatica, ma neppure rosea la situazione francese. Le due principali catene, Galeries Lafayette e Printemps mantengono una diffusione anche in città di medie dimensioni, ma sono ormai decine le sedi dismesse.

Nelle città francesi, ad esempio in Costa Azzurra, accanto a quelli chiusi, restano però ancora numerosi negozi in attività che rendono le zone commerciali per il momento più vive rispetto a quelle di oltremanica.

Giulio Arnolieri