Dopo aver iniziato a pubblicare le prime selezioni alberghiere negli anni Venti del Novecento, ad aprile di quest’anno la Guida Michelin (nella foto in alto il direttore Gwendal Poullennec) ha inaugurato la "chiave" – equivalente della celebre stella per i ristorante – con cui premiare le strutture ricettive che lavorano all’insegna dell’eccellenza. Come per i ristoranti, all’hotellerie d’élite viene riconosciuto un "bollino di qualità" che va, ça va sans dire, da una a tre chiavi.
Gli hotel premiati sono luoghi che contribuiscono in modo significativo all’esperienza del viaggio, ognuno dei quali è stato esaminato e giudicato eccellente nei cinque criteri usati per la selezione alberghiera: eccellenza nell’architettura e nel design degli interni; individualità, personalità e autenticità; qualità e solidità del servizio, del comfort e della manutenzione; rilevanza della struttura nell’ambito della località in cui si trova; e infine coerenza tra il prezzo e l’esperienza offerta.
La Versilia si conferma un territorio d’eccellenza. A novembre, una pioggia di stelle – ben 10 – ha certificato la qualità dei nove locali tra Forte dei Marmi, Pietrasanta e Viareggio. E ora, due strutture ricettive possono fregiarsi della chiave: una è la Locanda al Colle di Camaiore; l’altra è l’hotel Principe di Forte dei Marmi. La selezione è ristrettissima: in tutta Italia, sono 8 gli hotel con tre chiavi; 31 gli alberghi con due chiavi e 107 quelli a cui è stata data una chiave.
Della Locanda al Colle ha colpito "il calore familiare e un certo amore per la tradizione e le cose belle del passato. Come la casa della nonna che profumava di fiori freschi e piatti appena sfornati. Una particolarità: la Locanda al Colle è anche una sorta di galleria d’arte dove gli artisti esibiscono le loro opere, tra cui diverse sculture in marmo".
Il Principe, invece, ha fatto colpo per essere "uno degli alberghi più chic della riviera toscana"; per le camere spaziose, confortevoli e tecnologiche; per la cantinetta di vini privata; la spa e "i dettagli studiati alla perfezione", oltre alla ristorazione, che rendono la partenza "l’unica cosa difficile".
Daniele Mannocchi