MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

La legge sul fine vita. Per monsignor Giulietti: "L’urgenza è potenziare l’assistenza ai malati"

L’arcivescovo di Lucca si è confrontato sul tema con Alleanza Cattolica. Sulla legge approvata dalla Regione Toscana: "Era meglio soprassedere. Questa è una questione delicata che necessita di una disciplina univoca".

L’arcivescovo di Lucca si è confrontato sul tema con Alleanza Cattolica. Sulla legge approvata dalla Regione Toscana: "Era meglio soprassedere. Questa è una questione delicata che necessita di una disciplina univoca".

L’arcivescovo di Lucca si è confrontato sul tema con Alleanza Cattolica. Sulla legge approvata dalla Regione Toscana: "Era meglio soprassedere. Questa è una questione delicata che necessita di una disciplina univoca".

Il via libera della Regione alla legge regionale sul suicidio medicalmente assistito ha riaperto il dibattito sul tema a livello nazionale, dove la legge sul fine vita rimane ancora in sospeso. Dopo oltre 5 anni di stallo dalla prima sentenza della Consulta che ha aperto la strada al suicidio medicalmente assistito in Italia, la Toscana ha fatto il primo passo concreto, diventando la prima Regione italiana a garantire ai malati tempi e modalità certi per l’accesso al fine vita, approvando a maggioranza la legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni e sostenuta da oltre 10mila firme. Sulla questione si è espressa con preoccupazione la Conferenza episcopale italiana, auspicando "un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini".

Intervistato da Alleanza Cattolica, rispetto all’iniziativa legislativa della Toscana, l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti (nella foto grande), ha dichiarato che "si sarebbe dovuto soprassedere dall’approvazione della legge in parola per motivi di competenza, tenuto conto che una materia così delicata necessita di una disciplina univoca, di un luogo di discussione unitario e più elevato". Secondo monsignor Giulietti "la vera questione di fondo è il tentativo di far passare per una conquista di civiltà quello che invece è la rinuncia ad esercitare delle forme di vicinanza, di accompagnamento del malato che siano in qualche maniera alternative rispetto ad un esito come quello del suicidio assistito. Sappiamo che ci sono grandi lacune nella disponibilità di servizi/atteggiamenti che sono presenti sul territorio per cui quello che pare essere una sorta di passo in avanti – secondo l’Arcivescovo di Lucca – altro non è che la rassegnazione a dei mancati passi in avanti in altri e più importanti settori di vicinanza al malato".

E dunque monsignor Giulietti ha sottolineato l’urgenza di mettere al primo posto iniziative volte a sostenere ed accompagnare la vita dei più deboli, "Occorre quindi incrementare la presenza di volontari e di operatori – sostiene – che siano capaci di accompagnare la persona e poi offrire dal punto di vista medico tutti i sussidi che rendano sopportabile il dolore legato a certe forme di malattia che a volte sono davvero difficili da sopportare in assenza di ausili adeguati". Pur nella consapevolezza "che una persona abbia delle difficoltà ad andare avanti in condizioni di grande sofferenza, non che è tali situazioni si possano affrontarevenendo meno a dei principi di fondo che vanno tutelati ad ogni costo – prosegue l’arcivescovo a rispondendo ad Alleanza Cattolica – . Nel momento stesso in cui si ammette che la vita è a disposizione di qualcuno a quel punto si apre una voragine che può inghiottire una molteplicità di situazioni e non solamente quelle terminali che, pur, si vorrebbe delimitare con molta accuratezza con una legge, ma che, come ben sappiamo, vengono poi allargate da sentenze, da interventi successivi andando a ricomprendere delle fattispecie molto più ampie. E quanto accade già in diversi paesi d’Europa in cui il suicidio assistito viene praticato in svariate situazioni, che la legge della Toscana, oggi, escluderebbe ma che, evidentemente, non potrebbero escludersi in futuro".