MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

La lettera dei genitori di Federico: "Serve collaborazione, non parole"

Attraverso il legale i familiari del giovane travolto sul cavalcavia rispondono alle dichiarazioni dell’automobilista

Gli agenti della Municipale sul cavalcavia Barsacchi per i rilievi dopo il tragico incidente

Gli agenti della Municipale sul cavalcavia Barsacchi per i rilievi dopo il tragico incidente

È trascorsa una settimana dal tragico incidente, sul cavalacavia Barsacchi, in cui ha perso la vita a soli 21 anni Federico Del Volgo. Travolto da un’auto, condotta da una donna (risultata negativa ai test alcolemici e tossicologici), mentre a piedi si trovava sul ponte. E poi a causa dell’urto sbalzato giù, oltre in guardrail, in una drammatica caduta.

Oggi i genitori del giovane, per mezzo del proprio legale, l’avvocato Ivan Marchetto, letto l’articolo apparso sulla Nazione, con il quale la donna che ha investito il ragazzo manifesta la sua vicinanza alla famiglia, "stigmatizzano l’iniziativa della stessa per tempistiche, forma e contenuto". "Più che un messaggio di vicinanza alla famiglia – scrivono i familiari di Federico attraverso l’avvocato Marchetto – le dichiarazioni dell’avvocato della stessa appaiono come un sgradevole tentativo di minimizzare le responsabilità della propria assistita ed ottenere una redenzione pubblica".

"Se veramente la signora avesse voluto fare un gesto di vicinanza verso la famiglia – prosegue la nota del legale – avrebbe potuto inviare una lettera privata ai genitori di Federico, ma soprattutto avrebbe dovuto collaborare con l’autorità giudiziaria e non limitarsi ad attendere gli esiti degli accertamenti tecnici irripetibili disposti dal Pubblico Ministero sulla dinamica del sinistro, ben sapendo, lei in primis, come siano andate effettivamente i fatti".

"Questa condotta, sgradevole e inopportuna – prosegue la lettera –, costringe peraltro i familiari di Federico a dover partecipare a detti accertamenti, con un coinvolgimento e uno sforzo emotivo insostenibile che potevano esser loro evitati da chi oggi asserisce pubblicamente di volerli incontrare per “abbracciarli” ma poi si trincera dietro anonimato e garanzie difensive". "Per non parlare del fatto che la salma giace ancora presso il reparto di medicina legale in attesa del nulla osta da parte della Procura; nulla osta che avrebbe potuto già essere stato disposto se solo l’autore del tragico evento avesse avuto una condotta effettivamente collaborativa con gli investigatori".