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Le ventuno «madri costituenti», appartenenti a tutti i partiti politici
Nelle due pagine che abbiamo a disposizione vogliamo ripercorrere la storia del lungo cammino dell’uguaglianza femminile in Italia a partire dal 1946 e soffermarci sulla storia di due donne che hanno lasciato il segno nella nostra città nel corso del secolo scorso: Nerina Giannessi e Bruna Morandi Petri, elette nel primo consiglio comunale di Viareggio dopo la guerra. Il nostro racconto parte dal lontano 1945, quando il governo guidato da Ivanoe Bonomi stabilì con decreto che le donne potevano votare e con i successivi decreti legislativi del 1946 le donne godettero dei pieni diritti politici e quindi non solo potevano votare, ma potevano anche essere elette.
Da questo provvedimento scaturì l’elezione dei ‘padri e delle madri’ della Costituente, ovvero di coloro che avevano il difficile compito di scrivere la Costituzione del nuovo stato italiano. La nostra Costituzione fu scritta dopo le elezioni del 2 giugno 1946, quando anche le donne poterono finalmente votare e l’Italia divenne una Repubblica. Questa nuova legge fu scritta da 535 deputati e 21 deputate, fu terminata nel 1947 ed entrò in vigore nel 1948. Le "21" appartenevano a tutti i partiti politici (comuniste, democristiane, socialiste), erano un numero esiguo, ma avevano un obiettivo comune, scrivere una legge che tutelasse le donne. Tutte furono ugualmente importanti ma noi ne ricorderemo solo tre: Nilde Iotti, che durante la Resistenza collaborò attivamente all’organizzazione dei Gruppi di difesa della donna, collaborò con i comitati di liberazione, operò nelle fabbriche per sabotare la produzione di armi e aiutò le famiglie dei deportati dei carcerati e dei caduti. La Iotti fu anche la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera dei Deputati.
Teresa Mattei che fu la più giovane rappresentante di tutta l’Assemblea Costituente, aveva infatti solo 25 anni. Da studentessa capì subito quanto fossero assurde e atroci le leggi razziali del ‘38, durante la Resistenza fu torturata e violentata, ma si salvò e diventò partigiana. A lei si deve l’articolo 3 della Costituzione. Teresa Noce deputata comunista, nell’agosto del 1944 venne deportata in Germania nel campo di concentramento di Ravensbruck e poi a Holleischen (Cecoslovacchia). Nel luglio dello stesso anno, dopo aver ottenuto la libertà, rientrò in Italia e a Milano riprese la sua attività politica nelle file del Pci, si impegnò attivamente per la "tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri".