
Il Mondo che vorrei: l’avvocato Dalle Luche, Marco Piagentini, Claudio Menichetti e la presidente Daniela Rombi
Hanno aspettato per più di sei mesi, e proprio nelle stesse ore in cui i familiari delle 32 vittime della strage del 29 giugno 2009 reclamavano dalla giustizia tempi "umani", sono state depositate le attese motivazioni delle sentenza di Cassazione bis emessa lo scorso 15 gennaio dai giudici della Suprema Corte. Che hanno confermato le responsabilità civili e penali per il disastro ferroviario, e dunque la condanna di tutti gli amministratori delegati che all’epoca dei fatti guidavano le Ferrovie e le sue imprese, e anche delle aziende tedesche che avrebbero dovuto garantire la corretta manutenzione del carro merci carico di Gpl noleggiato a Trenitalia. Quel carro fuori controllo che – per la rottura di un assile – deragliò ed esplose, appena prima delle mezzanotte, alle porte della stazione. Scatenando l’inferno di via Ponchielli, in cui morirono 32 persone. Uccise in tutte le stagioni della vita.
A seguito della lettura del dispositivo per Vincenzo Soprano, che all’epoca era amministratore delegato della stessa Trenitalia, si aprirono le porte del carcere di Rebibbia. Per gli altri condannati la Suprema Corte, terza sezione penale, in parziale accoglimento del ricorso presentato dagli imputati, tra cui l’ex Ad di Ferrovie Mauro Moretti e di Rfi Michele Mario Elia , invece "ha annullato la sentenza emessa dalla Corte di appello di Firenze il 30 giugno 2022, limitatamente all’entità della riduzione di pena inflitta a tali imputati per le circostanze attenuanti generiche, che era stata determinata in un nono dalla Corte di appello, con rinvio, per nuovo giudizio sul punto".
Sarà dunque questo il tema cruciale dell’Appello Ter, che dovrebbe portare ad un abbassamento delle pene. "E attraverso le motivazioni (che appresa la notizia del deposito i legali hanno ordinato) possiamo comprendere le ragioni per cui i giudici della Suprema Corte hanno disposto il ricalcolo delle attenuanti generiche" spiega l’avvocato Gabriele Dalle Luche, che assiste “Il mondo che vorrei“. Ma non solo, "queste motivazioni sono altresì importanti – prosegue il legale – per chiarire tutti i temi proposti dai difensori degli imputati, nel secondo giudizio di Cassazione, in particolare per quanto attiene a alle eccezioni di incostituzionalità che sono state rigettate. Perché quelli sono i temi propedeutici rispetto al ricorso possibile di fronte alla Corte di giustizia europea". Quando la Corte d’Appello di Firenze – "che noi speriamo possa fissare la prima udienza tra le fine del 2024 e l’inizio del 2025" conclude l’avvocato Dalle Luche – avrà emesso la sentenza di ricalcolo, gli imputati potranno di nuovo ricorrere in Cassazione. Sarà il settimo grado di giudizio per chiudere definitivamente una storia processuale che si trascina ormai da quindici anni.
Martina Del Chicca