Si è avvicinata con quei piccoli passi ancora incerti, e pure così sicuri, verso il suo mondo. Poi ha allargato la braccia, e ha stretto in un abbraccio quella fotografia gigante. In cui tutta la sua famiglia sorride intorno al tavolo della cucina, per la festa del babbo. L’ultima festa vissuta tutti insieme. Un gesto d’istinto e d’amore quello di una bambina, di appena due anni, che l’abbraccio del suo papà l’ha perso, troppo presto, pochi giorni dopo quei sorrisi. Quando il 21 marzo Luca Giannecchini è uscito di casa per andare a lavoro, e a casa non è più tornato. Perché quel giorno, il primo di Primavera, è morto nel crollo dello scavo, a Sant’Alessio (Lucca), dove si era calato per allacciare delle tubature fognarie. Luca faceva l’operaio e aveva 51 anni.
L’immagine della bambina che abbraccia idealmente il suo papà e fisicamente una fotografia, simbolo di tutti gli abbracci che mancano e mancheranno, è stata scattata durante una delle tre serate dedicate alla “Memoria e solidarietà“ organizzate (da venerdì a domenica) nella Pineta di Levante dall’associazione Assemblea 29 giugno – impegnata da quindici anni a fianco de “Il mondo che vorrei“ e dei familiari della vittime della strage del 29 giugno 2009 – per discutere di sicurezza sui luoghi di lavoro e di giustizia.
La fotografia di Luca, insieme alla sua famiglia, è infatti l’ultima che entrata a far parte della mostra “Non numeri ma persone. Parole e immagini di chi ha perso la vita per guadagnarsela“ promossa dall’associazione Ruggero Toffolutti – che nel nome del giovane operaio morto in una fabbrica nel 1997 gira l’Italia per sensibilizzare i cittadini sull’importanza delle prevenzione ed è stata ospitata anche nella tre giorni di Viareggio – "Per dare un volto alle statistiche, spesso edulcorate, dei morti sul lavoro e per lavoro".
L’abbraccio spontaneo della bambina e lo sguardo pieno di cura di sua madre Lucia, la moglie di Luca, danno invece un volto a chi resta. A chi si trova a doversi confrontare con una perdita, a pretendere una spiegazione, a trasformare la rabbia per un vuoto incolmabile in amore per la vita. Da proteggere, ad ogni costo.
"Quell’abbraccio è stato un momento emozionante – racconta Maria Nanni, – ma profondamente doloroso. Lì c’è tutto ciò che con queste tragedie, con cui la nostra comunità si trova a fare i conti ogni giorno, si portano via". Per questo Assemblea 29 giugno, insieme ai familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, è una delle maglie delle rete di associazioni nate per invocare e pretendere sicurezza sui luoghi di lavoro. "In queste tre giorni abbiamo avuto modo di incontrare familiari, dall’Aquila al crollo del cantiere Esselunga di Firenze, che con le loro testimonianze hanno raccontato l’impatto che ogni tragedia ha nelle famiglie. Testimonianze che – conclude Nanni – dovrebbero spingere ad ascoltare l’appello alla sicurezza e a fare della prevenzione una politica irrinunciabile".
Martina Del Chicca