La parola... all’avvocato: "Per i giudici la risorsa è scarsa. E i Comuni non posso indire le aste"

L’amministrativista Del Dotto spiega il contenuto opposto delle ultime sentenze

Il futuro delle imprese balneari, ora, sembra essere appeso al pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, chiamata ad esprimersi sul tema degli indennizzi ai concessionari uscenti. È questo il passo decisivo per definire la strada per le procedure ad evidenza pubblica, ovvero le aste, ed è quello che l’avvocato amministrativista Alessandro Del Dotto ha compreso alla luce degli ultimi due pronunciamenti dei giudici della settima sezione del Consiglio di Stato.

Avvocato Del Dotto, dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato cosa succede sulle spiagge?

"Sostanzialmente niente di nuovo. Con la sentenza 3940 del 30 aprile 2024 viene imposta la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023, di fatto ribadendo gli effetti delle due adunanze plenarie del 2021. L’unica novità è che con questa sentenza i giudici dicono, chiaramente, che la risorsa spiaggia è “sicuramente scarsa“".

Ad ottobre però il governo ha terminato la mappatura delle coste. In base alla quale veniva stabilito che soltanto il 33% è occupato da stabilimenti, mentre il restante 67% dunque sarebbe ancora libero...

"Questo è ciò che il governo ha scritto all’Europa nelle more della procedura d’infrazione. Ma si era già capito che a Bruxelles c’erano delle perplessità. E il tema era già stato posto dalla sentenza del 20 aprile 2023 e, incidentalmente, anche da altri provvedimenti del Consiglio di Stato. Quest’ultima pronuncia però lo chiarisce senza fraintendimenti, andando dunque in contrapposizione rispetto a quanto motivato dal governo. Secondo i giudici le spiagge sono una risorsa finita per natura, e dunque scarsa".

Quindi?

"Quindi siamo comunque fermi".

Perché?

"Perché il giorno stesso, la stessa sezione del Consiglio di Stato, si è espressa anche a proposito di un contenzioso tra un concessionario balneare e il Comune di Moneglia, che stabiliva la fine della concessione e l’avvio della gara. I giudici nell’ordinanza di sospensiva hanno sottolineato che è pendente un ricorso in Corte di Giustizia europea a proposito del riconoscimento di un indennizzo per il titolare uscente, in caso di passaggio dell’impresa. Per questo hanno rinviato la decisione al momento in cui si saranno pronunciati i giudici di Strasburgo".

E quando accadrà?

"Sicuramente non in tempi brevi. Probabilmente in estate. E nelle more di questa attesa i comuni non possono fare fughe in avanti: per bandire le gare aspettare una pronuncia sul diritto all’indennizzo. Che comunque è una materia riservata alla legge, vale a dire che lo può stabilire solo il Parlamento".

Ma a questo punto le aste sono inevitabili?

"Ormai ne discutiamo da 18 anni. Ma il tema, e lo dico da amministrativista, è che non c’è una normativa espressa sulle procedure. L’unico che ci ha provato è stato Mario Draghi, che ha iniziato a delineare un testo inserendo punti come chiave come la tutela delle imprese familiari, l’indennizzo... Nel frattempo la delega è scaduta, il governo Meloni non l’ha rinnovata e ora la giurisprudenza si trova a dover colmare un vuoto".

E gli altri Paesi Europei come stanno affrontando la direttiva Bolkestein?

"Per Spagna e Portogallo l’Europa ha avviato una procedura di infrazione simile alle nostre. Di fatto guardano all’Italia, cercando di capire che mosse farà il nostro Paese".

Quest’estate “stessa spiaggia stesso mare“?

"Sì, trascorreremo l’estate sotto l’ombrellone di sempre".

Martina Del Chicca