La storia di Katia Palagi, la 56enne di Massarosa che si è tolta la vita a novembre – secondo la ricostruzione della famiglia – dopo essere finita in un giro di investimenti truffaldini online, riporta sotto i riflettori un tema mai abbastanza esplorato: quello della prevenzione, della ricerca di quei segnali di disagio che, alla lunga, possono portare a scelte senza ritorno. Ne parliamo con Riccardo Domenici, psicologo e psicoterapeuta.
Dottor Domenici, cosa possiamo apprendere da questa vicenda?
"In primo luogo, vorrei sottolineare che non conoscevo la signora Palagi, e dunque ogni mio ragionamento avrà caratteri di generalità, senza volersi riferire al caso specifico, che per forza di cose non conosco". Chiarissimo. Con lei vorremmo capire se c’è modo di fare qualche tipo di prevenzione.
"Il mondo dei social e del web propone dei pericoli legati alla ricerca di guadagni facili, sia tramite il gioco che tramite investimenti. Al di là di questo aspetto, si aprono una serie di scenari: il suicidio non è mai la conseguenza di un singolo fattore. A monte, c’è uno stato depressivo che si può esprimere in vari modi: inappetenza, disturbi del sonno, anche il semplice chiudersi in se stessi o nella propria abitazione. Tutti questi fattori vanno osservati con attenzione. La parola che ricorre più spesso è ‘solitudine’, ed è, in parte, un prodotto dei nostri tempi".
In che senso?
"Viviamo in un’epoca in cui regna l’individualismo. E dunque, anche nella risoluzione dei problemi personali, spesso viene a mancare quel dialogo, quella dimensione collettiva che permette di non sentirsi soli. In molti casi, quel che si nota è la scomparsa della famiglia, nell’accezione ‘antica’ del termine: quel luogo dove ci si sente accolti, un porto sicuro, dove si può parlare dei propri problemi. Molte famiglie, oggi, sono come i convitti studenteschi, in cui si abita assieme ma senza vivere in una dimensione di comunità. E dunque ci si sente soli. Poi, c’è un altro aspetto".
Cioè?
"I nostri sono tempi strani, in cui la società spinge a dare sempre più peso all’apparenza e al materialismo, oltre tutto in un momento di crisi e di ritorno della povertà. In un contesto del genere, le persone più fragili rincorrono la speranza di migliorare la propria situazione economica con delle scorciatoie: è così che prolificano fenomeni come il gioco e le lotterie. Ma la speranza è un’arma a doppio taglio: per uno che vince, ce ne sono milioni che perdono".
Daniele Mannocchi