PAOLO FORNACIARI
Cronaca

La prima volta non si scorda mai Che festa in quel lontano 1909

La sesta frazione dell’edizione numero 1 della corsa rosa Firenze-Genova vide i corridori transitare in via Pisana, ponte di Pisa e via Regia. La cronometro del ’35 segnò invece il debutto come arrivo di tappa.

La prima volta non si scorda mai Che festa in quel lontano 1909

di Paolo Fornaciari

L’arrivo di tappa ieri in piazza Mazzini offre l’occasione per evidenziare che la storia tra Viareggio e la bicicletta ha radici lontane. Così se verso la fine dell’Ottocento le due ruote rappresentavano il ‘progresso’, il Carnevale di Viareggio del 1893 dedicò al ’mezzo meccanico allora in voga’ un carro “trionfale” costruito da O. Sadun. Ma il rapporto fra Viareggio e il ciclismo è testimoniato dalla storia del Giro d’Italia, la corsa a tappe nata da un’idea di Costamagna, Cougnet e Morgagni e organizzata dalla Gazzetta dello Sport, che, nella prima edizione, partì il 13 maggio 1909 da Milano e dopo aver percorso 2.408 chilometri e fatto tappa a Bologna, Chieti, Napoli, Firenze, Genova, Torino, si concluse nel capoluogo lombardo il 30 maggio.

La sesta tappa di quella prima edizione, da Firenze a Genova, vide Viareggio inserita nel circuito della corsa. Così, martedì 25 maggio, i corridori transitarono in città percorrendo la via Pisana, il ponte di Pisa, la via Regia e la via Fratti. La Giunta Municipale, riunita il 15 maggio, nel predisporre il servizio d’ordine lungo il percorso che impegnò, dalle 9 alle 12, gli agenti municipali, i militi dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, decise di pubblicare un manifesto per avvisare la popolazione dell’evento ed inoltre sollecitò l’ufficio tecnico comunale a “riparare d’urgenza la strada dinanzi all’ospedale”.

Quel passaggio del Giro da Viareggio è testimoniato dall’articolo “Ringraziamento”, pubblicato sul settimanale “La Realtà” del 28 maggio: “Il consiglio Direttivo della Rapidus c’incarica, e lo facciamo di buon cuore, di ringraziare le pubbliche Autorità, le famiglie che addobbarono decorosamente i balconi delle case e i soci della Rapidus, che cooperarono lodevolmente alla buona riuscita del ricevimento dei ciclisti che passarono martedì per il giro d’Italia”.

Per la storia, la “Società ciclistica Rapidus” che aveva sede in via Fratti n. 2, fu fondata il 25 maggio 1906 con lo scopo di “curare lo svolgersi del ciclismo in modo che riesca proficuo all’educazione fisica della gioventù, sia di utilità e diletto ai soci, serva a stringere sempre più i rapporti di fratellanza tra i ciclisti”. La “Rapidus”, affiliata all’Unione Velocipedistica Italiana, fu subito attiva: nel 1907 organizzò a Viareggio il “Primo grande convegno Ciclistico nazionale” e l’anno dopo, in collaborazione con il Club Sportivo “Firenze”, la corsa ciclistica nazionale “Coppa Bastogi”, che si svolse il 30 agosto sul percorso Firenze-Empoli- Fucecchio-Pontedera-Pisa-Viareggio, per complessivi 100 chilometri, con un monte premi di L. 2.000.

Per ritornare al Giro d’Italia, il 3 giugno 1935, la corsa rosa fece per la prima volta tappa a Viareggio. In quell’occasione, era la sedicesima frazione, la corsa si articolò in due prove: una in linea da Montecatini a Lucca e una seconda, a cronometro individuale, da Lucca a Viareggio. La prima frazione, di 99 chilometri, fu vinta dal francese René Debenne. Si aggiudicò la cronometro Lucca-Viareggio di 55 chilometri, con un primo passaggio da Viareggio per poi proseguire fino a Forte dei Marmi e con traguardo finale di nuovo a Viareggio, Maurice Archambaud, con il tempo di un’ora e sedici minuti, alla media di quasi 43 chilometri all’ora, fra la delusione generale dei tifosi viareggini che “inneggiavano alla vittoria di Giuseppe Olmo”. Nella cronometro ottenne un buon piazzamento anche la maglia rosa Vasco Bergamaschi (che poi si aggiudicò a Milano quell’edizione del Giro) e Alfredo Binda, giunto ottavo. Gino Bartali, allora ventunenne, debuttante tra i professionisti, si piazzò al quarantacinquesimo posto, a quasi nove minuti da Archambaud.