Gli animali marini sono tra le specie a maggior rischio di estinzione. Balene azzurre, cavallucci marini, tartarughe, coralli… Tutti minacciati da attività umane quali reti a strascico, inquinamento da scarico delle navi, pesca incontrollata.
La minaccia più significativa arriva tuttavia dall’enorme quantità di plastica presente negli oceani. Gli scienziati stimano che ogni anno se ne riversino 15 milioni di tonnellate e, se non cambia nulla, la quantità dovrebbe triplicare entro il 2040. Il nostro pianeta è appeso all’amo della plastica perché l’industria continua a trovare sempre più modi per utilizzare questo materiale inquinante nella nostra vita quotidiana. Il problema è che gli animali marini ingoiano la plastica quando la scambiano per cibo o la inghiottono inavvertitamente mentre si nutrono o nuotano. Una volta ingerita, può ostacolare la loro digestione o lacerare il loro intestino, portandoli alla fame e alla morte. Quando poi vi restano impigliati, possono annegare, soffocare o subire traumi fisici come amputazioni o infezioni. Anche in questo caso è necessario modificare l’impostazione della nostra economia per evitare il disastro di un mare spopolato.