La protesta delle spiagge "libere". Del Dotto smonta la tesi degli attivisti: "Le concessioni sono ancora valide"

L’avvocato ed ex sindaco analizza in punta di diritto le recriminazioni dei comitati sulla fruizione del litorale "Finché non subentrano nuovi attori, i balneari sono considerati a tutti gli effetti i custodi del bene pubblico".

La protesta delle spiagge "libere". Del Dotto smonta la tesi degli attivisti: "Le concessioni sono ancora valide"

Gli attivisti di ’Mare Libero’ accampati tra le tende del Twiga di Marina di Pietrasanta a inizio stagione

Le loro proteste stanno punteggiando la costa italiana da nord a sud. Arrivano in gruppo, accedono alla spiaggia e piantano i loro ombrelloni. E quando i balneari si avvicinano per cacciarli, ribattono che "le concessioni sono scadute", e che dunque le spiagge sono a tutti gli effetti libere. Gli attivisti del coordinamento ’Mare Libero’ hanno promosso una protesta anche in Versilia: in un gesto altamente simbolico, hanno piazzato i loro ombrelloni al Twiga del ministro del turismo Daniela Santanchè. Contro queste proteste pacifiche, a volte i concessionari hanno usato il pugno di ferro. Ma chi ha ragione? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Alessandro Del Dotto, che da svariati lustri segue le vicende legate alla Bolkestein.

Avvocato, domanda secca: chi ha ragione?

"Allora, cominciamo dicendo che la battigia deve rimanere libera entro i cinque metri dal mare: è una regola che prescinde la questione delle concessioni balneari. Per quanto riguarda le proteste di quest’estate, fino a prova contraria le attuali concessioni rimangono valide. Ci sono dei ricorsi in merito, ma sono ancora pendenti. E poi ci sono le delibere dei Comuni, che hanno esteso il tempo tecnico delle varie concessioni legittimando gli attuali balneari. In sostanza, come dettato dalla legge Draghi, finché le gare non saranno espletate, i balneari rimangono concessionari fino all’ingresso del nuovo concessionario".

Quindi, in sostanza, non è cambiato nulla rispetto al passato?

"I concessionari sono intesi come custodi, e in quanto tali hanno una serie di obblighi e doveri, sia a livello civile che penale, nei confronti di un bene che non è loro ma dello Stato. Il tema è molto sottile: il bene è demaniale, è vero, ma in questo momento è affidato, ancorché in proroga. Qualcuno può dire che le delibere sulle proroghe sono illegittime, ma finché non arriverà un giudizio di merito, continuano a produrre giuridicamente il loro effetto, e noi siamo tenuti al rispetto delle norme".

Come vede gli ultimi sviluppi legati alla Bolkestein?

"Dopo 18 anni mi sono fatto una mia esperienza. Posso dire che l’unico che ha tentato di tracciare una rotta, facendo qualcosa di diverso dalle solite proroghe, è stato Draghi, senza entrare nel merito. In questa fase si continua a parlare della scarsità di risorse, ma da avvocato devo dire che sono chiacchiere: ai miei clienti balneari dico sempre che ho il massimo rispetto delle loro aspettative, ma bisogna ragionare con le norme esistenti. E l’ultima è la legge Draghi. La mia sensazione è che le regioni avvieranno dei loro percorsi per sopperire al silenzio dello Stato. La Toscana si è già mossa, e così Veneto e Abruzzo: regioni dal colore politico diverso. Da operatore del diritto, però, una lezione l’ho appresa: guardare solo alle leggi e alle sentenze. La politica fa il suo gioco, ma noi ci basiamo su testi scritti, non su dichiarazioni d’intenti. Prospettive? Se la strategia del governo sarà concordata con Consiglio di Stato e Unione Europea, bene; in caso contrario, l’esito sarà quello di sempre".

Daniele Mannocchi