
I dazi potrebbero influire fortemente anche sull’attività della nautica viareggina
L’industria nautica del Distretto toscano che fa capo a Viareggiosta vivendo con una certa preoccupazione le misure sui dazi americani. Intanto sono ratificati i dati del 2024 in cui le esportazioni di unità costruite in Italia e vendute in Usa, hanno raggiunto 1,4 miliardi di euro dove deteniamo il 40% della quota totale, primi di Polonia, Francia, Olanda, Germania e Finlandia. E in America, come altrove, gli armatori preferiscono registrare le barche sotto bandiere "Red Ensign Group": Isole Cayman, Malta, Isola di Man, Isole Marshall. Sotto questo profilo, difficile penalizzare le nostre barche, mentre è sempre da osservare il trend del cambio dollaro –euro che è previsto arrivare a 1,12 a dicembre 2025, con conseguente difficoltà a comprare una barca europea, indipendentemente dai dazi.
Confindustria Nautica rileva che le aziende del cosiddetto Distretto nautico del Tirreno (che include Genova, La Spezia, Livorno, Viareggio e Pisa) hanno avuto un export in Usa di 830 milioni di dollari nel 2023, e per yacht sopra i 24 metri, di 296 milioni. Altri 463 milioni per barche fino a 24 metri. Nel conto non entrano unità con bandiere diverse da quella a stelle e strisce. Tra le altre cose, giova ricordare che nel primo mandato Trump, la Federazione nautica europea e quella mondiale, oltre all’americana Nmma, fecero lobbying verso il governo Usa col risultato di un blocco dei dazi per tre anni. L’ente European Boating Industry si oppone fermamente ai dazi, prevede rischi per le aziende su entrambe le sponde dell’Atlantico e per l’intera catena del valore. Il segmento mondiale dei superyacht, anche quelli costruiti a Viareggio e nel suo distretto, mantiene il primato globale per ordini di unità superiori ai 24 metri, con 572 yacht in costruzione su un totale mondiale di 1138.
Sulla delicata questione abbiamo sentito Pietro Angelini, direttore di Navigo, e Alessandro Gianneschi, vice presidente di Confindustria Nautica. Da parte sua, Angelini afferma che: "Certamente occorre attendere il testo definitivo delle disposizioni, ma intanto ci preoccupiamo dell’andamento della borsa che, più dei dazi, potrebbe incidere sul tema. Come è noto gli yacht che vanno dai 60 metri in su non saranno della partita perché pagare un dazio più alto non incide più di tanto, mentre una certa apprensione resta per quelli dai 30 ai 60 metri. Anche perché in quel grande mercato abbiamo venduto negli ultimi cinque anni come mai prima. Occorre definire – prosegue il direttore di Navigo – i perimetri del problema, a iniziare dai prodotti finiti e di questi, quali saranno interessati. Altri elementi sono la mano d’opera italiana che è ultra competitiva, così come lo siamo nel settore refit. E poi vanno considerati i rapporti che abbiamo allacciato con i grandi operatori della nautica Usa, e in particolare con la Florida il cui governatore, per la prima volta, siamo riusciti a portare qui a Viareggio per rafforzare i già stretti legami con i nostri cantieri e operatori. Senza contare che in Usa il settore nautica è ben noto a chi deve decidere. Attediamo e affrontiamo il problema con professionalità".
Gianneschi, che si occupa di accessoristica, dice che: "Dal momento in cui saranno ufficializzati i nuovi dazi consideriamo almeno sei mesi per poterne valutare i primi effetti. Una sintesi comunque la faremo al prossimo salone di Fort Lauderdale a fine ottobre. Dal punto di vista del mercato, una certa difficoltà la subiranno i piccoli operatori italiani, mentre noi come associazione di categoria insieme al governo lavoriamo per capire le situazioni e le soluzioni. Riguardo ai nostri prodotti vedremo come agire, ovvero se esportare parti oppure il completo, in base alle richieste delle aziende Usa. Altre spese non indifferenti gravanti su accessori e merci varie, sono quelle delle spedizioni via aerea che si susseguono tutto l’anno. Vediamo che se con forme di groupage via mare si potranno abbattere i costi. Insomma stiamo lavorando attentamente per andare incontro alle aziende".
Walter Strata