I colleghi della dottoressa Barbara Capovani, uccisa da Gianluca Paul Seung – reo confesso –, condannato all’ergastolo, sono tornati a parlare delle aggressioni e della sentenza a due settimane dalla fine del processo di primo grado, che si è conclusa con la condanna del 36enne di Torre del Lago al carcere a vita.
"L’ultima sua recita", hanno detto gli psichiatri – ospiti della trasmissione tv Il segno dei tempi di 50 Canale, condotta da Francesco Ippolito – in merito alla confessione dell’imputato. Il programma si è aperto proprio con le parole di Seung in aula. "Con coraggio e non con spavalderia, dico che sono io l’aggressore di Barbara Capovani", ha detto il torrelaghese.
In studio erano presenti la dottoressa Simona Elmi, responsabile facente funzioni del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale pisano di Santa Chiara – il reparto che Capovani dirigeva quando è stata uccisa nell’aprile del 2023 –, lo psichiatra forense e collega Davide Ribechini e l’avvocato Milvia Pasquinelli, che con Alessandro Niccoli si sono costituiti parte civile per l’Ordine dei medici. "Un atto dovuto quando si compie un delitto così efferato nei confronti di un medico – ha spiegato la legale –; tutte le cifre che saranno recuperate, verranno destinate a progetti in ricordo di Barbara e alla formazione, per combattere la violenza contro i sanitari".
È stato Ribechini a riflettere sulle parole pronunciate dall’imputato in aula: "Abbiamo partecipato a tutte le udienze e anche all’ultima, dove lui ha confessato l’omicidio – le sue parole –; sembravano idee messe lì a caso, non collegate tra loro e prive di logicità". Conferma Elmi: "È sembrata quasi un’esibizione, una recita dove lui è stato il protagonista". Nelle sue esternazioni "ha giocato a far finta di essere delirante. Un vero malato non si esprime così. Un’ultima recita".
"È parso quasi uno show – il commento dell’avvocato –, ma vorrei chiarire che sono state spontanee dichiarazioni, le sue. Nessuno quindi ha potuto porre domande. Non potevamo che ascoltare".
Sul verdetto, invece, "la legge italiana ha rispettato in tutto Seung – ha aggiunto Elmi – e dunque è stata una sentenza giusta". Mentre per Ribechini si è definito "contento come psichiatra, perché la sentenza è rispettosa dei pazienti psichiatrici che sono realmente incapaci, per i quali è giusto che lo Stato indichi percorsi di cura. Questo evita anche di etichettare il paziente psichiatrico come una persona che possa commettere reati più di altri".
Si è parlato, tra le altre cose, anche della figura del medico. Che "prima era più rispettata – l’analisi di Elmi –; ora subiamo attacchi anche dai parenti e temiamo gesti di emulazione". Fatti molto più presenti e pressanti di quanto si possa immaginare: ne è stato vittima lo stesso Ribechini, che ha dovuto sporgere denuncia alla polizia postale per alcuni messaggi scritti sui social nei quali si invita, riferito ai medici, ad "ammazzarli tutti". "Chi è aggressivo viene portato in psichiatria – riflette Ribechini – e dobbiamo gestire chi, di psichiatrico, non ha niente. Una volta in reparto, le forze dell’ordine possono intervenire solo se è a repentaglio l’incolumità degli operatori. Spesso di etichetta chi delinque come persona con disturbi psichici, ma si può uccidere anche se non si è malati".
Emdp