DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

La sofferenza del lapideo: "Colpa delle tante guerre"

Produzione giù del 3,2% a causa dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Pocai: "Aspettiamo che gli Usa fissino il livello dei dazi: siamo fiduciosi".

Anche il lapideo lamenta tra gli addetti una carenza di ricambio generazionale

Anche il lapideo lamenta tra gli addetti una carenza di ricambio generazionale

Per il settore del lapideo il 2024 non è stato di certo esaltante. I dati forniti da Confindustria Toscana nord parlano di una perdita del 3,2% per il valore della produzione rispetto all’anno precedente, sebbene all’orizzonte ci sia un’inversione di tendenza che gradualmente sta riportando serenità. I rebus da affrontare restano comunque parecchi, a partire dalla vicenda dei dazi che il riconfermato presidente Usa Trump ha annunciato di voler aumentare.

"Il mercato Usa ha ripreso terreno – dice Agostino Pocai, presidente della sezione lapidei e varie di Confindustria Toscana nord – e questo è sicuramente positivo. Che succederà con i dazi? Ad oggi non lo sappiamo. Anzi, per il nostro settore potrebbero non esserci problemi. Didiciamo che ora siamo tra il 4% e il 6%, a seconda della pietra lavorata, ma se si andasse anche al 10% non sarebbe traumatico". Pocai spiega che gli Usa continuano a rappresentare il 40% dell’export, mentre l’Europa non compra così tanto come in passato a causa soprattutto della guerra ucraino-russa e della concorrenza di altri mercati. In flessione anche le richieste dal Medio Oriente, che hanno rallentato in maniera notevole anche in questo caso a causa della guerra. L’attenzione resta alta anche sul fronte interno, come dimostra la questione dell’alto costo degli scarti di lavorazione. "Ora vengono smaltiti come rifiuti a costi elevati – prosegue – decisamente più alti rispetto ad esempio a Lazio, Veneto e Lombardia. Questo perché in Toscana si fa fatica a risolvere il problema. Con il consorzio Cosmave abbiamo fatto diversi studi con l’obiettivo di dimostrare che gli scarti gestiti con determinate procedure possono poi essere utilizzati come sottoprodotto. Speriamo di rimetterci al tavolo con la Regione e di affrontare questo tema senza pregiudizi: da una parte ci chiedono di trasformare di più, ma significa avere maggior quantitativo di scarti".

Gli ultimi due focus riguardano le attività estrattive e gli addetti: "Le nostre aziende operano quasi tutte all’interno del Parco delle Apuane. Saremo disponibili a collaborare ma non accetteremo tagli da parte della Regione alle nostre aree estrattive. A livello occupazionale potremmo avere criticità da qui a 10 anni perché manca il ricambio: dobbiamo battere i mercati e investire, senza permetterci distrazioni".

d.m.