La storia della città sugli scontrini. Singolare mostra a Cappella Marchi

Due macchine trascrivono le origini di Seravezza su centinaia di metri di carta tecnica destinati a dissolversi

La storia della città sugli scontrini. Singolare mostra a Cappella Marchi

Da sinistra l’assessore Valentina Mozzoni all’apertura della mostra con il direttore artistico Lorenzo Belli e l’artista Camilla Gurgone

La storia di Seravezza...scritta su centinaia di metri di scontrini. E’ l’originalissima mostra contemporanea allestita allo Spazio Cappella Marchi: la giovane milanese Camilla Gurgone con “In Sala Vetitia” ribalta ogni forma classica di dialogo artistico per dar vita ad una proposta decisamente suggestiva e unica. La mostra – a cura di Giorgia Munaron e con la direzione artistica Lorenzo Belli – va a valorizzare Cappella Marchi, uno spazio in una ex chiesa sconsacrata del comune di Seravezza e gestito da Alkedo aps. Fino al 22 settembre (visitabile dal venerdì alla domenica dalle 17.30 alle 21) ecco un’installazione dedicata alla caducità della memoria e alle sue infinite contraddizioni: allo spettatore si presentano due macchine – una in italiano e una in inglese – che in simultanea trascrivono meticolosamente su carta tecnica, uguale a quella degli scontrini fiscali, la storia di Seravezza intrecciando fatti ed eventi storici documentati con elementi immaginati dall’artista. La narrazione viene impessa su strisce lunghissime di carta conosciuta per la sua fragilità; il testo, infatti, svanirà in circa due anni, simboleggiando così la natura effimera della memoria, della tradizione e della storia. Una metafora del delicato equilibrio tra la conservazione del passato e l’inevitabile decadenza della conoscenza nel tempo.

In contemporanea quelle centinaia di metri di scontrini battuti con le vicende del territorio vanno a creare cumuli al centro della sala, destinati a diventare sempre più alti col passare del tempo di allestimento della mostra, a raccontare quanto la memoria possa stratificarsi e al tempo stesso poi rimanere fragile diventando quasi ’maceria’. "L’informazione è spesso messa in discussione e la mostra sfida i visitatori a discernere quali elementi della storia siano radicati nella realtà e quali sono le invenzioni creative dell’artista – racconta il direttore artistico Belli – Un’esperienza interattiva che sottolinea non solo le fragilità del racconto culturale, ma evidenzia anche l’importanza della narrazione nella formazione dell’identità comunitaria. Dimostrando poi come leggende hanno avuto la forza di essere tramandate mentre fatti di storia si sono affievoliti nell’oblio".

Francesca Navari