MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

"La storia infinita" dell’ex Casa del Fascio

Da tre anni e mezzo la città attende la realizzazione di un parco pubblico. Il tempo passa e l’erbaccia, quella spontanea, cresce

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di Martina Del Chicca

E’ una storia tormentata quella dell’ex Casa del Fascio. Nel cuore di Viareggio. Una storia infinita che comincia con la fine del Palazzo Littorio: un’architettura razionale tutta marmi e mattoni a vista, dove il primo luglio 1940 si insediarono gli uffici delle organizzazioni del Fascio viareggino; e che il 18 luglio 1945, alle ore 15,30, fu teatro di una tragedia. La tremenda esplosione che causò numerose vittime fra civili e militari alleati, causata dallo scoppio improvviso di un carico di mine, recuperate nelle operazioni di bonifica della spiaggia. Quello che rimase in piedi venne abbattuto. Da allora tanti progetti e più nulla.

Da parcheggio a cantiere. Aperto dopo il via libera della giunta guidata dal sindaco Luca Lunardini, era il maggio del 2009, al piano di recupero dell’area su cui sarebbero dovuti sorgere 11 mila metri cubi di appartamenti, negozi o uffici, e sale comunali. Progetto naufragato con il fallimento della società che acquistò il terreno per otto milioni di euro.

Da cantiere a giungla urbana. Oltre le paratie in legno, consumate dal tempo e dal maltempo, che delimitano da più di dieci anni l’ex area della Casa del Fascio si intravede una fitta vegetazione che si è impossessata spontaneamente dell’area. Riempiendo il vuoto lasciato dai piani mai sbocciati. Eppure un nuovo futuro per quel rettangolo di terra affacciato sul viale Carducci c’è. Ci sarebbe.

24 aprile 2019. "Via il cantiere all’ex Casa del Fascio", annunciava l’assessore ai lavori pubblici Federico Pierucci che nell’ambito del percorso per l’approvazione del regolamento urbanistico propose di destinare l’area dell’ex Casa del Fascio a parco pubblico. "Il nostro obiettivo – aggiunse – è restituire dignità a quello che da anni si configura come un cantiere aperto. Porre fine a uno scempio iniziato con un’operazione che come si è visto non aveva gambe per stare in piedi". Buone notizie dunque.

13 ottobre 2021. Nella riunione di giunta l’amministrazione approvò il progetto esecutivo per la realizzazione di un parco pubblico. "Contestualmente – scrisse allora il sindaco Giorgio Del Ghingaro – abbiamo avviato la procedura di esproprio per entrare in possesso del terreno, attualmente in stato di abbandono e di proprietà di privati". Sembrava fatta.

6 giugno 2021. Il curatore iniziò lo sgombero del materiale del fallimento, tramite un’azienda incaricata. Foto e rassicurazioni di rito: "L’intenzione – ribadì l’amministrazione – è fare una proposta transattiva che dovrà essere valutata dagli organi competenti".

11 settembre 2019. Sono passati quasi tre anni e mezzo dal primo annuncio dell’amministrazione Del Ghingaro, un anno dall’approvazione del progetto esecutivo per un parco urbano; tre mesi da quell’ultimo sopralluogo. Se la proposta transattiva sia stata fatta, e sia stata accettata, non è dato saperlo.

Quello che sappiamo è che da tredici anni piazza Mazzini – centro reale e ideale della città – si specchia su uno "scempio" (parola dell’assessore). Alle sue spalle l’ex caserma dei Carabinieri impacchettata dalla Provincia dopo i crolli e rimasta lì, in attesa, nell’elenco dei beni alienabili. Mentre per il Palazzo delle Muse dovrebbe finalmente partire il progetto di ristrutturazione da due milioni di euro.

"A gennaio i lavori", ha assicurato Pierucci.