La tangentopoli ligure. Cecchi davanti al gip. Ora spera nella revoca dell’interdizione

È indagato per corruzione insieme al direttore del Salone di Genova. Soldi alle imprese di Cozzani per la “leggina“ che aumentava i contributi. Come e quando è nata l’inchiesta che sta sconquassando la politica.

La tangentopoli ligure. Cecchi davanti al gip. Ora spera nella revoca dell’interdizione

La tangentopoli ligure. Cecchi davanti al gip. Ora spera nella revoca dell’interdizione

VIAREGGIO

Il giudice del Riesame deciderà nelle prossime ore, ma i legali di Saverio Cecchi ormai ex presidente di Confindustria Nautica sono fiduciosi. Dopo l’interrogatorio di venerdì scorso davanti al gip Cecchi, infatti, spera che gli sia revocata la misura cautelare dell’interdizione che gli impedisce di esrcitare le sue attività. L’imprenditore, insieme al direttore commerciale del Salone Nautico di Genova Alessandro Campagna (anche lui raggiunto da una misura interdittiva) è indagato per corruzione nell’ambito dell’indagine su Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere e capo di gabinetto del governatore Giovanni Toti (nella foto grande proprio con Saverio Cecchi).

Intanto si delinea sempre di più il quadro dell’inchiesta che da quasi una settimana sta terremotando la Liguria e non solo. Antonio Patrono, procuratore capo alla Spezia indagando sul sistema di potere messo in piedi dall’allora sindaco di Portovenere e capo di gabinetto del governatore della Liguria Matteo Cozzani, ha capito subito che quelle carte contenevano l’innesco di un terremoto. Nasce dalla Spezia l’inchiesta sulla ‘tangentopoli’ ligure che ha visto la procura distrettuale chiedere e ottenere gli arresti domiciliari per il governatore Giovanni Toti, il suo capo di gabinetto Cozzani, l’imprenditore della Logistica Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’autorità portuale e ad (sospeso) di Iren Paolo Signorini che si trova adesso in carcere. L’inchiesta genovese nasce così. All’epoca dei fatti (elezioni regionali figuri del 20 e 21 settembre 2020) Cozzani era coordinatore della lista "Cambiamo con Toti Presidente" e sindaco di Portovenere e si indagava sui rapporti con alcuni imprenditori che cercavano di ‘sbarcare’ in grande stile sull’isola Palmaria. A un certo punto spunta il rapporto di Cozzani con i fratelli Testa, Arturo e Italo, ormai ex esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati molto vicini al coordinatore regionale di FI Alessandro Sorte, e Venanzio Maurici, sindacalista in pensione della Cgil, secondo gli inquirenti referente del clan di Riesi (Caltanissetta). Dunque è Cosa nostra.

Patrono stralcia gli atti in questione e spedisce tutto alla Dda di Genova mantenendo l’inchiesta sul ‘sistema Cozzanì nello spezzino con 11 indagati: Matteo Cozzani accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti e suo fratello Filippo che fa l’imprenditore, gli imprenditori Raffaele e Mirco Paletti, Saverio Cecchi e Alessandro Campagna, rispettivamente presidente (oggi autosospeso) e direttore commerciale del Salone nautico di Genova, Ivan Pitto e Giovanni Olcese, Francesco Fiorino, Massimo Gianello e Filippo Beggi. I filoni d’inchiesta riguardano una serie di affari come installazione di pannelli a led, acquisizione di ristoranti, realizzazione di stabilimenti balneari sull’isola di Palmaria fino all’aumento esponenziale dei contributi regionali al Salone nautico in cambio di una fornitura di acqua in tetrapak per il fratello Filippo.

L’inchiesta genovese ha tutt’altro spessore: e il perno è ancora lui, Matteo Cozzani che a Genova è indagato per corruzione aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.

Red. Via.