DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

La voce del sindacato : "Appalti e subappalti. Un sistema distorto. E i rischi aumentano"

Fabio Bertei (Cgil): "Ci sono pochi controlli perché manca il personale. La situazione continua a peggiorare: le aziende non investono più". La proposta: "Fare una formazione reale e assumere nuovi ispettori". .

La voce del sindacato : "Appalti e subappalti. Un sistema distorto. E i rischi aumentano"

Fabio Bertei (Cgil): "Ci sono pochi controlli perché manca il personale. La situazione continua a peggiorare: le aziende non investono più". La proposta: "Fare una formazione reale e assumere nuovi ispettori". .

L’aumento delle morti e degli infortuni sul lavoro fotografato dai dati dell’Inail – vedi la pagina a fianco – preoccupa anche la provincia di Lucca e la Versilia. Ne parliamo con Fabio Bertei, responsabile della Fiom-Cgil per l’artigianato metalmeccanico.

Bertei, la situazione è grave.

"Solo in provincia di Lucca abbiamo avuto quattro morti in più dello scorso anno".

Cos’è che determina l’aumento dei rischi per i lavoratori?

"Probabilmente c’è un’organizzazione distorta del lavoro, soprattutto per quel che riguarda appalti e subappalti. Ciò comporta un minor rispetto delle regole che conduce tragicamente a questi eventi: le chiamano ’morti bianche’, in realtà sono rosse del sangue di gente che esce di casa la mattina e non torna più".

E nessuno vigila?

"Ci sono pochi controlli perché manca il personale preposto, sia per quel che riguarda gli ispettori, sia per quel che riguarda l’Asl. Non è un caso che siano aumentati anche gli infortuni, che tra l’altro potrebbero essere molti di più di quelli registrati, dal momento che non tutti denunciano. Questo discorso vale soprattutto per le realtà più piccole".

Sono problemi di cui si discute da tempo. Eppure, sembra sempre che non cambi nulla. Perché?

"È vero che sono problemi che, come sindacato, denunciamo da tempo. Purtroppo la situazione continua a peggiorare perché le aziende non investono in formazione e in sicurezza. Si tende a mettere sempre al primo posto il profitto".

Questa situazione sempre più drammatica che sentimenti provoca nei lavoratori?

"C’è una forma di indignazione, quello sì. Ma con le nuove leggi e la precarità imperante nei posti di lavoro, esiste anche un elemento di timore. Non è un caso che, come Cgil, abbiamo promosso una raccolta di firme su quattro referendum per cercare di mettere un freno alla precarietà".

Quali sono le proposte del sindacato per invertire la rotta?

"È necessario lavorare per ridurre al minimo appalti e subappalti. Inoltre, bisogna che venga fatta una reale formazione dei lavoratori. E chiediamo che i controlli siano più puntuali e precisi, e quindi di tornare a investire per assumere ispettori che vadano a fare questi benedetti controlli".

Alcune aziende, però, sulla formazione investono. Anche con corsi d’italiano per i lavoratori stranieri.

"Le grandi aziende sono sicuramente più attente a questi temi. Il problema, ripeto, riguarda per lo più il sistema di appalti e subappalti. La cantieristica, ad esempio, è un settore che risente di questi meccanismi. Oltre tutto, la forte presenza di lavoratori stranieri rende più ostica l’attività di formazione".

Molti infortuni sul lavoro avvengono in itinere. Ben venga lo smart working, dove possibile. O no?

"Il sistema dello smart working, emerso in modo massiccio durante la pandemia, soprattutto nei contesti cittadini può essere una buona risposta. È chiaro che va ripensato il sistema della mobilità, se l’obiettivo è di evitare che i lavoratori si facciano male nel tragitto da casa al posto di lavoro".