VIAREGGIO
È la tenacia dei loro occhi, l’autoironia nelle loro parole, la gioia della scoperta nei loro sorrisi. È la curiosità del mondo, e della vita, che si riflette nei loro sguardi. Come in quello di chi, dall’altra parte, con il proprio lavoro, cerca di offrire loro quelle possibilità, di svago e divertimento, che, spesso, altrove non sono accessibili.
Sfruttando, come Alice Lopez, educatrice viareggina e operatrice sociale a Dynamo Camp, che ospita gratuitamente bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche e le loro famiglie, le proprie competenze, e la propria umanità, per proporre una "terapia ricreativa", che, attraverso attività ludiche, possa tirar fuori le potenzialità di qualsiasi persona, e far trovare loro un benessere, un luogo, un momento e uno spazio che, diversamente da quanto precedentemente pensato, è, invece, possibile. Ed è possibile anche proprio grazie a chi, con passione, impegno e sacrificio, si attiva per fare in modo che lo sia. In un mondo, oltre gli iniziali timori, di continue sorprese, meraviglie e scoperte.
"L’approccio a questo lavoro è stato inizialmente quello della curiosità - racconta Alice Lopez - Poi unita anche al timore iniziale, non tanto riferito alle disabilità, ma quanto a te stessa, a come puoi essere di aiuto, a come puoi stare con loro e a che tipo di relazione avere, con loro. Perché il mio lavoro è, soprattutto, quello di creare una relazione con gli ospiti e i ragazzi".
In un rapporto empatico, con i bambini e i ragazzi, così come tra colleghi, fondamentale, "soprattutto quando si pensa alla loro quotidianità, e a quello che possono vivere queste famiglie", che diventa affetto, sintonia e fiducia. Nell’arrampicarsi su una parete, nel danzare, cantare, o semplicemente parlare.
E nel pensare, proporre, studiare e inventare, come fa Alice, e tanti altri che come lei hanno deciso di approcciarsi e lavorare con persone con disabilità, strategie e modi di vivere, sperimentare, giocare, e alleggerire giornate, momenti e vacanze, per chi, spesso, non potrebbe permetterselo. In una comunità che include, abbraccia, sorride e che, con quel sorriso, è sempre pronta a tendere una mano, o un modo per scalare quella parete, non solo da arrampicata, ma anche della vita, a volte ritenuta insormontabile, e insuperabile.
Gaia Parrini