di Maria Nudi
Reduce dal programma "Le ragazze" di Rai Cultura realizzato da Pesci Combattenti e condotto da Francesca Fialdini in onda qualche giorno fa, in prima serata su Rai3, Giovanna Nocetti, viareggina, classe 1945, per il grande pubblico della musica italiana "Giovanna", si racconta alla Nazione.
Il primo ricordo dell’adolescenza?
"Il primo ricordo risale al trasferimento della mia famiglia, mamma Olimpia, papà Domenico e mia sorella Franca, da Camaiore, dove eravamo sfollati, alla casa del Varignano. È come se fosse allora: l’appartamento era al secondo piano e quando aprimmo la porta, dopo aver portato le nostre cose a cui tenevano tanto, mia mamma disse: “finalmente una casa nostra“".
Come ha vissuto al Varignano?
"Il Varignano non era il quartiere di oggi: in quegli anni ci conoscevamo tutti, noi bambini di allora andavamo a giocare agli indiani in uno spazio verde. Vivo a Milano dal 1969 ma torno a Viareggio spesso, anche lo scorso fine settimana, e torno sempre al Varignano. Inoltre i miei genitori sono sepolti nel cimitero al Marco Polo".
Da adolescenti nascono le prime amicizie.
"Una mia cara amica si chiama Fiorella, non c’è più, ma sono amica della figlia. E poi mi piace raccontare una storia che apre il cuore. Ero piccola quando ho conosciuto Anna Bucci e siamo diventate amiche. Per un gioco del destino anche lei vive a Milano e ora siamo ancora vicine di casa".
Quando ha scoperto che le sarebbe piaciuto cantare?
"Ero un’adolescente e tutti sanno che Viareggio è la città del Carnevale e della Canzonetta. Avevo poco più di 10 anni quando me ne sono accorta e a 12 anni ho cantato al Goldoni per il Festival della Canzonetta".
Un’inclinazione che non condividevamo i suoi genitori?
"I miei genitori erano persone concrete, volevano che avessi il “pezzo di carta“, che mi sposassi. Allora per non essere un peso ho deciso che mi sarei pagata le lezioni private di canto e chitarra andando a lavorare in un bar sul Piazzone dove facevo i caffè".
Una volta famosa i suoi genitori hanno cambiato idea?
"Dopo il successo a “Settevoci“ sono stati contenti, ma ricordo ancora le parole di mio padre: “Fai oro di quello che stai facendo, lavora e metti da parte“. E così ho fatto, perché sono convinta che bellezza e successo non sono eterni".
La prima canzone?
"Canne al Vento, scritta dal grande Mino Reitano. Volevo diventare una cantante e lo sono diventata dopo tanta gavetta e senza alcuna raccomandazione, mi piace sottolinearlo. Canto ancora, faccio concerti, anche quest’estate a Torre del Lago. Credo che Giacomo Puccini sia una sorta di calamita del bel canto".
Bellezza e successo non sono eterni... e lei ha fondato una casa discografica.
"Certo, nel 1980 è stato il mio piano B. Si chiama Kicco Music e con questo nome ho portato la mia famiglia nella mia vita professionale. I miei mi chiamavano “chicca di casa“. Con la mia casa discografica ho prodotto tante cose, ho lavorato con Katia Ricciarelli. Negli anni Settanta ho conosciuto Paolo Limiti, un grande amico con il quale ho collaborato e del quale sto musicando anche delle sue poesie. Inoltre a novembre uscirà il mio libro, è una monografia, la mia vita scritta da Alessandro Paola Schiavi, un giornalista di Voghera".
Se tornasse indietro?
"Non cambierei niente del percorso che ho fatto, neanche gli errori. Ho sempre fatto quello che mi piaceva fare e quello che sentivo di fare".
Cosa è per lei la felicità?
"È alzarsi la mattina, guardarsi in faccia senza avere niente da rimproverarsi e senza scheletri negli armadi. Quello che ho fatto lo ho fatto da sola. Dico sempre che se una persona basa la sua carrera sui padrini, quando i padrini cadono cade anche lei".
Quali cantanti ama?
"Giorgia e Laura Pasini".
Un messaggio per i giovani?
"Studiate musica e imparate a cantare e ricordatevi di avere sempre un piano B".
Lei nel 1985 ha cantato davanti al Papa.
"Quel febbraio non lo dimenticherò mai, tremavo e mi batteva forte il cuore".
Lei crede in Dio?
"Certamente".