Le nuove linee guida per la scuola annunciate dal ministro Valditara, al di là delle polemiche, inducono una riflessione. Bibbia e latino: ritorno al passato o strumenti per il futuro?
"Il latino è uno strumento ermeneutico che ha una sua validità e una sua attualità nello sviluppo della logica e del pensiero critico – spiega Giada Bastanzi, docente di lettere classiche – ma viene sempre associazione a una dimensione di scuola legata al recupero delle tradizioni, allo studio a memoria. Mi dispiace per la materia, che risente di un’associazione a un modello di scuola gentiliano ed escludente. Non è un’alternativa alle materie Stem; è uno strumento che, se insegnato bene, con criteri moderni, può servire. Certo, se finisce in un calderone con le poesie di Pascoli mandate a memoria, è chiaro che si ricollega a un modello educativo passato, benché la dimensione passatista non sia intrinseca al latino. Poi, chiariamoci: se continuano a togliere fondi, voglio vedere come fanno a far studiare il latino alle medie. Per le nuove metodologie educative servono investimenti, altrimenti vanno bene le poesie a memoria, che sono gratis".
Sulla questione della Bibbia, Bastanzi (che è pure catechista), ritiene che sia "un libro che ha generato cultura, ma comunque un testo da leggere in modo metaforico. Non dev’essere né un libro di scienze, né un libro di storia per spiegare le nostre tradizioni: per quello c’è il catechismo, e comunque anche in quest’ambito spieghiamo che il testo non va interpretato in modo letterale. La scuola deve rimanere laica".
Semaforo verde al latino anche da parte di Filippo Gattai-Tacchi, ricercatore di storia contemporanea. "Tutte le proposte di integrazione di nuove materie a scuola per me sono buone – articola –; per dire, io metterei anche l’ora di informatica, e non nella maniera che si faceva noi, un po’ alla buona. Se non si vuole calcare sulla questione dell’identità, il latino, come ogni altra disciplina, non è altro che un arricchimento, nell’ottica di offrire agli studenti un ventaglio di saperi più ampio possibile. Nulla vieta di fare anche quella che a inizio Novecento chiamavano ’igiene’, e cioè un’infarinatura di educazione alla cura del corpo, sessuale e medica. Come sarebbe positivo irrobustire le lingue e dare dei fondamentali di economia, ma capisco che alle medie è complicato: il monte orario è quello, non si scappa. Ampliare lo sguardo è sempre positivo, a mio avviso. Vale anche nel mio campo, la storia, che dovrebbe essere studiata in ottica globale e non nazionalista. Lo stesso ragionamento vale per la Bibbia: è uno dei testi più antichi e venduti al mondo, da cui hanno preso spunto altre religioni, e in quelle pagine c’è tutto l’umano sentire: odio, amore, conflitto. Studiarlo avrebbe senso, purché non ci si limiti all’ora del racconto della parabola. Per quello ci sono il catechismo e la propria fede personale, non la scuola e il suo servizio laico".
Ha un background scientifico Marco Martini, geologo e con un passato da insegnante di matematica proprio alle scuole medie. "Dal mio punto di vista, il latino è una materia più idonea alle competenze delle scuole secondarie – analizza –; per le primarie, punterei più sulle lingue straniere e sul potenziamento dell’educazione civica e sociale. La Bibbia? Mi sembra un tema di difficile gestione".